2 febbraio 2019

Boogie – Paolo Conte

dipinto di Eric Bowman
Boogie – Paolo Conte

Due note e il ritornello era già nella pelle di quei due
Il corpo di lei mandava vampate africane, lui sembrava un coccodrillo
I saxes spingevano a fondo come ciclisti gregari in fuga
E la canzone andava avanti sempre più affondata nell'aria

Quei due continuavano, da lei saliva afrore di coloniali
Che giungevano a lui come da una di quelle drogherie di una volta
Che tenevano la porta aperta davanti alla primavera

Qualcuno nei paraggi incominciava a starnutire
Il ventilatore ronzava immenso dal soffitto esausto
I saxes, ipnotizzati dai movimenti di lei si spandevano
Rumori di gomma e di vernice, da lui di cuoio

Le luci saettavano sul volto pechinese della cassiera
Che fumava al mentolo, altri starnutivano senza malizia
E la canzone andave elegante, l'orchestra era partita, decollava
I musicisti, un tutt'uno col soffitto e il pavimento

Solo il batterista nell'ombra guardava con sguardi cattivi
Quei due danzavano bravi, una nuova cassiera sostituiva la prima
Questa qui aveva occhi da lupa e masticava caramelle alescane
Quella musica continuava, era una canzone che diceva e non diceva

L'orchestra si dondolava come un palmizio davanti a un mare venerato
Quei due sapevano a memoria dove volevano arrivare
Un quinto personaggio esitò prima di sternutire
Poi si rifugiò nel nulla, era un mondo adulto
Si sbagliava da professionisti

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