opera di Adriana Pincherle
Da Un amore – Dino Buzzati
A un tratto, lui stesso non se ne rese bene conto, la rabbia lo travolse. Con ira strappò, lacerandolo, il giornale di mano dalla Laide e lo scaraventò per terra. «E piantala, una buona volta!»
Laide reagì come una povera bambina offesa e perseguitata. Balzò in piedi.
Si affrettò alla sedia dove aveva deposto vestiti e biancheria; prese il reggipetto e fece atto di indossarlo: «E va bene» gridò con voce quasi di pianto. «Io me ne vado. E non mi vedi più. Non importa. Vuol dire che andrò a dormire sotto i ponti!» Riuscì ad allacciarsi sulla schiena il nastro del reggipetto. Raccolse dalla sedia il reggicalze. «Me ne vado me ne vado me ne vado capisci?»
Antonio restò sbaragliato. La paura che lei se ne andasse sul serio e se ne andasse forse per sempre, superò ogni superstite ricordo di dignità. Saltò dal letto, la raggiunse, l’abbracciò stretta, cominciò a supplicarla, la voce gli tremava: «Per carità non fare così, Laide ascoltami Laide, ti supplico non fare così».
Lei si fece pregare per un po’, poi, mortificata, si risedette sul bordo del letto, risollevò il microfono e riprese le telefonate. A raccogliere il giornale da terra era stato naturalmente Antonio.
A un tratto, lui stesso non se ne rese bene conto, la rabbia lo travolse. Con ira strappò, lacerandolo, il giornale di mano dalla Laide e lo scaraventò per terra. «E piantala, una buona volta!»
Laide reagì come una povera bambina offesa e perseguitata. Balzò in piedi.
Si affrettò alla sedia dove aveva deposto vestiti e biancheria; prese il reggipetto e fece atto di indossarlo: «E va bene» gridò con voce quasi di pianto. «Io me ne vado. E non mi vedi più. Non importa. Vuol dire che andrò a dormire sotto i ponti!» Riuscì ad allacciarsi sulla schiena il nastro del reggipetto. Raccolse dalla sedia il reggicalze. «Me ne vado me ne vado me ne vado capisci?»
Antonio restò sbaragliato. La paura che lei se ne andasse sul serio e se ne andasse forse per sempre, superò ogni superstite ricordo di dignità. Saltò dal letto, la raggiunse, l’abbracciò stretta, cominciò a supplicarla, la voce gli tremava: «Per carità non fare così, Laide ascoltami Laide, ti supplico non fare così».
Lei si fece pregare per un po’, poi, mortificata, si risedette sul bordo del letto, risollevò il microfono e riprese le telefonate. A raccogliere il giornale da terra era stato naturalmente Antonio.
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