Henri de Toulouse Lautrec - red headed nude crouching
da “La pensione Eva” -
Andrea Camilleri
(…)
Sinni stettero ancora
cinco minuti in càmmara, in silenzio. Po’ Tatiana arramazzò il letto, si lavò,
s’asciucò le mano. La cammarera doveva trovare tutto come se avevano consumato.
Quindi scesero la scala, l’omo pagò la marchetta semplice e Tatiana tornò a
travagliare. Durante la notte, Tatiana s’arrisbigliò. E pensò all’omo che
avrebbe conosciuto l’indomani, quello che s’era fatto quattro anni di càrzaro
duro. E pensò macari a suo patre che sinni stava in galera dal duppio di tempo
e ancora ci doveva restare altri dù anni. Si commosse. E le passò per la testa
di fare una bella sorpresa all’omo che doveva venirla a trovare.
La sera appresso, lo
riconobbe subito in mezzo a una decina di clienti che non si decidevano a
scegliere. Lo riconobbe pirchì, a malgrado che stava in mezzo agli altri, era
un omo sulo, o meglio pareva in mezzo al deserto, avvolto com’era in una specie
di cappa di solitudine, non parlava con nisciuno, non rideva alle barzellette
vastase che uno stava contando ad alta voce. Fumava con la mano mancina, e si
vedeva benissimo che al mignolo della mano ci mancava la falange.
Tatiana non perse
tempo, gli si mise davanti a gambe larghe, la vestaglia quasi tutta aperta, una
mano infilata sutta come per toccarsi, l’altra all’altizza del petto come per
carezzarsi una minna.
«Chi sei, tu? Chi
sei?» si mise a dire a voce alta. «Appena t’ho visto mi sono sentita tutta
calda! Tu saresti capace di farmi impazzire! Vieni, dai, che non resisto più!»
L’omo, che era
l’avvocato Manzella, mischino, era affruntato, tutto rosso in faccia. Tatiana
gli porse la mano, lui la pigliò, si susì dal divano, acchianò con lei la
scala.
Trasuti nella
càmmara, l’avvocato crollò supra la seggia. Era tutto sudatizzo, si passò un fazzoletto
supra la fronte. Quello che aveva visto fare a Tatiana era stato un vero e
proprio colpo di grazia per il suo pititto fimminino attrassato da quattr’anni.
«Scusami, ma dovevo
fare così, sennò…» disse Tatiana che aveva capito la situazione del povirazzo.
L’avvocato fece
‘nzinga che scusava. Ma si vedeva che stava patendo l’infernu a stare dintra a
una càmmara con una beddra picciotta cummigliata per modo di dire da una
vestaglina. Compagna, certo, ma sempre una gran beddra picciotta. Riuscì a
ragionare tenendo l’occhi eroicamente fissi supra il lavandino.
«Dunque, quando sarai
a Trani verrà a trovarti…»
Parlò filato per tri
minuti. Preciso e chiaro.
Quando finì, spostò
l’occhi dal lavandino a Tatiana e la taliò. Raprì la vucca faticando, pareva
che non riusciva a scollarsi dalla seggia:
«Bene. Ecco tutto.
Adesso io vado e…»
Ma non arriniscì a
susìrisi dalla seggia. Era chiaro che stava morendo di desiderio, però non gli
pareva giusto di domandare a una compagna, sia pure buttana, di fare quella
cosa. Lui lì ci era andato per una faccenda di partito e basta.
«No» disse risoluta
la picciotta.
(…)
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