Renato Guttuso - Natura morta con drappo e spugna
da Il libro dell’inquietudine – Fernando Pessoa
97.
97.
Vivo sempre nel presente. Il futuro, non lo conosco. Il passato,
non lo possiedo più. L’uno mi pesa come la possibilità di tutto, l’altro
come la realtà di niente. Non ho speranze né nostalgie. Conoscendo
quello che fino ad oggi è stata la mia vita – spesso e per molti aspetti
il contrario di come l’avrei desiderata – cosa posso presumere della mia
vita di domani se non che sarà ciò che non presumo, ciò che non voglio,
ciò che mi succede di fuori, persino con la mia volontà? Né ho niente
nel mio passato che ricordi con l’inutile desiderio di ripeterlo. Non
sono stato altro che un vestigio e un simulacro di me stesso. Il mio
passato è tutto quanto non sono riuscito ad essere. Neanche le
sensazioni di momenti passati mi sembrano nostalgiche: ciò che si sente
esige il momento; passato questo, esiste un voltare pagina e la storia
continua, ma non il testo. Breve ombra scura di un albero cittadino,
lieve rumore d’acqua che cade nella fontana triste, verde dell’erba
regolare, – giardino pubblico quasi al crepuscolo –, siete, in questo
momento, l’universo intero per me, perché siete il contenuto pieno della
mia sensazione cosciente. Dalla vita non voglio altro che sentirla
perdersi in queste serate impreviste, al rumore di bambini estranei che
giocano in questi giardini recintati dalla malinconia delle vie che li
circondano e, contornati, oltre agli alti rami degli alberi, dal vecchio
cielo dove le stelle ricominciano.
Nessun commento:
Posta un commento