9 settembre 2019

da Il libro dell’inquietudine – Fernando Pessoa

dipinto di Kenton Nelson
da Il libro dell’inquietudine – Fernando Pessoa

109. Non amiamo mai nessuno. Amiamo solo l’idea che ci facciamo di qualcuno. È un concetto nostro quello che amiamo: insomma, amiamo noi stessi. Questo è vero in ogni tipo di amore. Nell’amore sessuale ricerchiamo un piacere nostro ottenuto tramite un corpo estraneo. Nell’amore diverso da quello sessuale, cerchiamo un piacere nostro creato per mezzo di una nostra idea. L’onanista è abietto, ma, a dire il vero, l’onanista è la perfetta logica espressione dell’amante. È l’unico che non finge e non si inganna. Le relazioni fra un’anima e l’altra, attraverso cose tanto incerte e divergenti come le parole comuni e i gesti che si fanno, sono materia di strana complessità. Nell’atto stesso di conoscerci, ci disconosciamo. I due si dicono reciprocamente «ti amo» o lo pensano e lo sentono vicendevolmente e ognuno vuole esprimere un’idea diversa, una vita diversa, forse, persino un colore o un aroma diverso, nell’astratta somma di impressioni che costituisce l’attività dell’anima. Oggi sono lucido come se non esistessi. Il mio pensiero è trasparente come uno scheletro, senza i brandelli di carne dell’illusione di esprimersi. E queste considerazioni, che elaboro e abbandono, non sono nate da niente, da nulla che si trovi, perlomeno, nella platea della mia coscienza. Forse quella disillusione dell’impiegato al bancone con la sua ragazza, forse qualche frase letta sui casi sentimentali che i giornali riportano dalla stampa straniera, forse persino una vaga nausea che porto con me e che non mi spiego fisicamente… Ha detto male lo scoliasta di Virgilio. Dobbiamo comprendere che soprattutto ci stanchiamo. Vivere è non pensare.

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