Dopo - Karen Alkalay Gut
Probabilmente me la sarei cavata
voglio dire non ero neanche
sicura che si trattasse davvero di stupro
prima di arrivare a casa e vedere il sangue
e niente mi faceva troppo male
a parte il punto dove la testa
aveva sbattuto contro il volante.
Ma quel che si dice è vero:
ero merce avariata
da quel momento in poi.
C'era un tipo che si chiamava Ritchie
il primo giorno era stato carino
all'ora di chimica, mi stava accanto sulle scale
mentre singhiozzavo,
ma poi si è stufato o forse
gli hanno ricordato che quelli della fraternity
si danno manforte
e di colpo si è messo accanto a un altro
e non ha più parlato con me
se non per avvertirmi che le ragazze
che gridano allo stupro si ritrovano
puttane in tribunale.
Lui mi mancava, ma in fondo lo capivo.
Soprattutto quando all'improvviso
tutti volevano uscire con me
per poi sparire quando scoprivano
che potevo bere all'infinito
senza mai dimenticare
l'orrore di essere toccata.
Probabilmente tornavano a casa
e dicevano agli altri
che anche con loro
c'ero stata
e che ero uno schianto.
Da allora i miei amici
furono tutti gli altri emarginati,
i bravi studenti, i gay, i professori.
E non vado mai alle cene di classe
sebbene il mio cuore abbia fame
di un'alma mater.
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