Guerra in diretta - Karen Alkalay-Gut
È come nelle comiche quando due si picchiano dietro il divano
e vedi una persona saltare e tuffarsi e poi l’altra ricomparire d’un tratto,
per poi sprofondare di nuovo, entrambi con false facce feroci e braccia minacciose.
Ma stavolta tutti prendono a pugni qualcosa che non vediamo sotto la finestra
e fanno la V di vittoria alla folla fuori dalla stazione di polizia.
Potrebbe esserci mio fratello o mio figlio o mio marito laggiù
picchiato a morte solo perché si è perso.
Quando lo buttano in strada e gli danno fuoco
il viso è irriconoscibile, anche se sembra ancora vivo.
Questo è il programma del mattino. Nel pomeriggio
sarà rappresaglia – bombe intelligenti che s’insinuano nelle finestre.
dello stesso commissariato a Ramallah, e poi gli uffici di Arafat a Gaza.
Cambio canale ma c’è la guerra dappertutto, la guerra e la colpa.
Riavvolgi il video, mandalo indietro quanto basta e troverai la frase
che ricordo dai tempi dell’asilo: ‘Tutto è cominciato quando lui ha reagito.’
Ma qui si parla di sangue vero, di vera agonia, e per ogni persona uccisa
Sarà un’hamula intera a soffrire – gli otto figli del rabbino
che non potranno neppure seppellire il padre in pace, il padre Palestinese, che col figlio
si ripara dai cecchini, madri che non dimenticheranno mai la vista
dei propri figli uccisi in diretta. Potrei continuare per sempre.
Invece, spengo la televisione, desiderando
di poter spegnere la guerra con un colpo di interruttore.
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