Auguste Couder - Water, or the Fight of Achilles against Scamander and Simoeis
Da Omero, Iliade - Alessandro Baricco
Il fiume.
(…)
Terrorizzati, i
Troiani fuggivano nei campi. E quando mi videro, in mezzo alla pianura, come
animali che fuggono da un incendio nelle mie acque si gettarono per cercare salvezza.
Achille arrivò fino alle mie rive, poi posò la lancia per terra, e, sguainata
la spada, si buttò, anche lui, nell'acqua. Si mise a uccidere tutto quel che
gli capitava a tiro. Sentivo gemiti e dolore ovunque, mentre le mie acque si
coloravano di sangue. Vidi Achille prendere uno a uno, dodici giovani, fra i
Troiani, e invece di ammazzarli, portarli a riva,uno ad uno, e farli
prigionieri, per sacrificarli davanti al cadavere di Patroclo: come cerbiatti
spauriti, li tolse fuori dall'acqua, uno ad uno, per
ammazzarli sotto le
navi nere. Poi si voltò per ributtarsi nella calca, per continuare la strage.
Era ancora sulla riva quando si trovò davanti Licaone: era un ragazzo, e suo padre
Priamo l'aveva appena riscattato dalla prigionia: da poco era tornato in battaglia.
Adesso era lì, senza armi, aveva buttato via tutto, per riuscire ad attraversare
il fiume, ed era lì, nudo, e terrorizzato. "Cosa vedono i miei
occhi?", disse Achille. "Già una volta ti ho incontrato in battaglia
e ti ho preso vivo, per venderti come schiavo a Lemno. E adesso ti ritrovo qui.
Sta' a vedere che i Troiani che ho spedito all'inferno si son messi a tornare
indietro. Ma questa volta non tornerai più, Licaone." alzò la lancia e
fece per colpirlo. Ma Licaone si buttò in ginocchio e la lancia gli sfiorò la
schiena e si conficcò in terra. "Abbi pietà", si mise a piangere
Licaone. "Sono appena tornato in battaglia, e di nuovo mi trovo davanti a te,
perché gli dei mi odiano così? Abbi pietà, hai già ucciso mio fratello,
Polidoro, risparmia me: tra i figli di Priamo è Ettore che tu vuoi." Ma
Achille lo guardò con ferocia: "Sciagurato, a me parli di pietà? Prima che
ammazzaste Patroclo, allora io avevo pietà, e tanti Troiani ho risparmiato. Ma
adesso... Nessuno uscirà più vivo dalle mie mani. Smettila di piangere. E morto
uno come Patroclo, che valeva molto più di te, perché non dovresti morire tu? E
guarda me, come sono forte e bello, eppure morirò, ci sarà un'alba o un
tramonto o un mezzogiorno che mi vedranno morire. E tu piangi per la tua
morte?". Licaone abbassò il capo. Tese le braccia in avanti, in un'ultima
supplica. Achille affondò la spada, fino all'elsa, nel suo corpo, dall'alto in
basso, entrando proprio sotto la clavicola. Licaone crollò. Achille lo prese per
un piede e lo trascinò nelle mie acque. "Non ti piangerà tua madre sul
letto
funebre", disse.
"Ma questo fiume ti porterò al mare a farti divorare dai pesci." Poi
si mise a urlare. "Morirete tutti! Non vi salverà questo fiume, io vi
inseguirò fin sotto le mura di Troia.
Morirete di mala
morte e tutti pagherete quello che avete fatto a Patroclo." E di nuovo
entrò nell'acqua e si mise ad ammazzare: Asteropeo, e Tersiloco, e Midone, e
Astıpilo, e Mneso, e Trasèo, ed Enào, e Ofeleste. Era una mattanza. E allora io
mi misi a gridare. "Lontano da me, Achille, va' lontano da me se vuoi
continuare a uccidere. Smettila di riversare cadaveri nelle mie acque bellissime,
io non avrò la forza di portarli tutti fino al mare. Mi fai orrore, Achille.
Fermati o
vattene." E
Achille mi rispose. "Me ne andrò quando li avrò uccisi tutti, fiume."
Per questo io suscitai allora un'onda altissima, paurosa, che si sollevò in aria
e poi si curvò sul suo scudo, e su di lui si rovesciò. Lo vidi che cercava
qualcosa a cui aggrapparsi, c'era un olmo, sul bordo, grande e fiorente, lui si
appese ai suoi rami, ma l'ondata si portò via anche l'albero, con le radici e
tutto, precipitò nell'acqua, travolgendo anche lui. Allora Achille si alzò, con
uno sforzo sovrumano, riuscì a venir fuori dai gorghi e a guadagnare la sponda,
e cercò di scappare, nella pianura. E io anche lo inseguii. Oltre ogni argine,
con le mie acque lo inseguii, dilagando tra i campi. Lui fuggiva e la grande
onda che io ero diventato lo incalzava: e quando si fermava, e si voltava, io
mi rovesciavo su di lui, e lui ancora trovava la terra sotto i piedi e
ricominciava a correre, finché alla fine lo sentii gridare, il divino Achille, gridare
"Madre! Madre! nessuno mi viene a salvare? perché allora mi hai detto che sarei
morto sotto le mura di Troia? Mi avesse ucciso Ettore, almeno, che fra tutti è
il più forte. Io sono un eroe, e un eroe mi deve uccidere. E invece è destino
che io muoia di una morte così misera, travolto dal fiume come un qualsiasi
miserabile guardiano di porci! ". Correva nell'acqua, con i cadaveri e le
armi che galleggiavano e turbinavano tutt'intorno: con una forza divina,
correva, ma io sapevo che non l'avrebbe salvato, la sua forza, né la sua
bellezza, né le sue splendide armi, lui sarebbe finito in fondo alla palude,
coperto di fango, e su di lui avrei versato sabbia e ghiaia, e per sempre, per
sempre, sarei stato la sua impenetrabile tomba. Mi arrampicai nell'aria, in
un'ultima enorme ondata, che se lo portasse via, ribollendo di schiuma,
cadaveri e sangue. Poi vidi il fuoco. Dalla pianura, inspiegabile, magico, il fuoco.
Un muro di fuoco che veniva verso di me. Bruciavano gli olmi, i salici, i tamarischi,
bruciavano il loto e il giunco e il cupero, bruciavano i cadaveri e le armi e gli
uomini. Mi fermai. Il fuoco mi raggiunse. Quel che nessuno aveva visto mai,
tutti videro, quel giorno: un fiume in fiamme. L'acqua ribollire, i pesci
guizzare terrorizzati tra i gorghi incandescenti. così avrei visto fuggire i
Troiani, molte notti dopo, nell'incendio della loro città. Dal mio letto,
tornato sconfitto alle mie correnti consuete, vidi Achille inseguire i Troiani
fino alle mura di Ilio. Dall'alto di una torre, Priamo osservava la disfatta.
Fece aprire le porte perché tutto il suo esercito trovasse rifugio nella città,
e Ordinò di richiudere appena l'ultimo dei guerrieri fosse passato. Ma l'ultimo
dei guerrieri era il più forte, è il suo figlio primogenito, è l'eroe che da
quella porta non sarebbe entrato più.
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