Opera di Aldo Balding
da “Il talento del cuoco” – Martin Suter
(…)
L’evaporatore rotante funzionava perfettamente, quindi Maravan potè lasciare il ristorante con poco più di seicento franchi in contanti. Mentre raccoglieva le proprie cose – non molte – e si preparava ad andare, lo chef gli rimase vicino per controllare che non rubasse niente.
Alla fine lo congedò dicendo: “Non sarà facile trovare lavoro in un’altra cucina dopo essere stato licenziato in tronco da Huwler. Te ne accorgerai. E ringrazia il cielo che non ti denuncio. Altrimenti addio Svizzera”.
Andrea prese servizio alle quattro del pomeriggio, chiedendosi che cosa sarebbe stato peggio: rivedere Maravan o affrontare tutti gli altri. Si cambiò e si mise ad apparecchiare i tavoli. Stranamente i coleghi non fecero commenti. Anche durante il briefing con lo chef de service nessuno disse una parola riguardo all’appuntamento della sera precedente. Non vi furono reazioni nemmeno quando entrò in cucina.
Le venne risparmiato perfino l’imbarazzo di un incontro con Maaravan. Di sicuro stava lavorando nella parte più lontana e nascosta della cicina; non riusciva a vederlo. mancava un’ora alla fine del suo turno. Poteva certamente evitarlo per un tempo così breve.
Quando tornò per la seconda portata si accorse che al lavandino, impegnato a pulire pentole e padelle, c’era Kandan. Probabilmente Maravan si stava occupando dei contorni e delle decorazioni, come ogni sera.
Notò tuttavia che era un commis a tagliare le verdure alla julienne per l’entremétier. Ed molto meno bravo del tamil.
In cucina regnava ancora uno strano silenzio. Alcuni le lanciavano occhiate incuriosite.
“Che fine ha fatto Maravan?” chiesi infine Bandini, che era fermo a ccanto a lei, intento a scrivere qualcosa su un menu
“Licenziato” borbottò l’annoceur, tenendo gli occhi fissi sul foglio. “In tronco”.
“Perché?”. Senza volerlo alzò la voce.
“Ha preso in prestito l’evaporatore rotante. Quel coso costa più di cinquemila franchi”.
“Preso in prestito?”.
“Se l’è portato a casa senza chiedere il permesso”.
Andrea fece vagare lo sguardo per la cucina. sembravano tutti molto indaffarati. Huwler, capelli impomatati e atteggiamento autoritario, era piantato in mezzo al locale col suo lezioso completo nero.
Usando coltello e bicchiere richiamò l’attenzione dei presenti, come se dovesse fare il discorso ufficiale a un ricevimento.
“Vorrei dirvi una cosa”.
Tutte le teste si voltarono nella sua direzione.
“Questa cucina non è degna di Maravan! Ha più talento lui nell’unghia del mignolo che tutti voi messi insieme!”.
Poi, cedendo all’istinto che già tante volte l’aveva messa nei guai, aggiunse: “Anche a letto!”.
(…)
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L’evaporatore rotante funzionava perfettamente, quindi Maravan potè lasciare il ristorante con poco più di seicento franchi in contanti. Mentre raccoglieva le proprie cose – non molte – e si preparava ad andare, lo chef gli rimase vicino per controllare che non rubasse niente.
Alla fine lo congedò dicendo: “Non sarà facile trovare lavoro in un’altra cucina dopo essere stato licenziato in tronco da Huwler. Te ne accorgerai. E ringrazia il cielo che non ti denuncio. Altrimenti addio Svizzera”.
Andrea prese servizio alle quattro del pomeriggio, chiedendosi che cosa sarebbe stato peggio: rivedere Maravan o affrontare tutti gli altri. Si cambiò e si mise ad apparecchiare i tavoli. Stranamente i coleghi non fecero commenti. Anche durante il briefing con lo chef de service nessuno disse una parola riguardo all’appuntamento della sera precedente. Non vi furono reazioni nemmeno quando entrò in cucina.
Le venne risparmiato perfino l’imbarazzo di un incontro con Maaravan. Di sicuro stava lavorando nella parte più lontana e nascosta della cicina; non riusciva a vederlo. mancava un’ora alla fine del suo turno. Poteva certamente evitarlo per un tempo così breve.
Quando tornò per la seconda portata si accorse che al lavandino, impegnato a pulire pentole e padelle, c’era Kandan. Probabilmente Maravan si stava occupando dei contorni e delle decorazioni, come ogni sera.
Notò tuttavia che era un commis a tagliare le verdure alla julienne per l’entremétier. Ed molto meno bravo del tamil.
In cucina regnava ancora uno strano silenzio. Alcuni le lanciavano occhiate incuriosite.
“Che fine ha fatto Maravan?” chiesi infine Bandini, che era fermo a ccanto a lei, intento a scrivere qualcosa su un menu
“Licenziato” borbottò l’annoceur, tenendo gli occhi fissi sul foglio. “In tronco”.
“Perché?”. Senza volerlo alzò la voce.
“Ha preso in prestito l’evaporatore rotante. Quel coso costa più di cinquemila franchi”.
“Preso in prestito?”.
“Se l’è portato a casa senza chiedere il permesso”.
Andrea fece vagare lo sguardo per la cucina. sembravano tutti molto indaffarati. Huwler, capelli impomatati e atteggiamento autoritario, era piantato in mezzo al locale col suo lezioso completo nero.
Usando coltello e bicchiere richiamò l’attenzione dei presenti, come se dovesse fare il discorso ufficiale a un ricevimento.
“Vorrei dirvi una cosa”.
Tutte le teste si voltarono nella sua direzione.
“Questa cucina non è degna di Maravan! Ha più talento lui nell’unghia del mignolo che tutti voi messi insieme!”.
Poi, cedendo all’istinto che già tante volte l’aveva messa nei guai, aggiunse: “Anche a letto!”.
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