13 aprile 2018

Da “Uomini nudi” – Alicia Giménez-Bartlett

opera di William Schneider
Da “Uomini nudi” – Alicia Giménez-Bartlett

(…)
Trovo divertente che reagisca così. Mi alzo e vado al minibar. È vero che mi imbarazza camminare nuda davanti a lui, ma non mi dispiace troppo finché sono io ad avere il controllo della situazione. Prendo due bicchieri, li riempio con una bottiglia piccola di spumante, facendo le parti con cura.
“Beviamo qualcosa, così non discutiamo”.
“Senti, Irene, non voglio darti l’impressione di essere uno che discute su tutto. Immagino tu abbia voluto vedermi per passare un momento piacevole, ma così non faciliti le cose, se non posso essere sincero”.
“Bevi”.
(…)
“E tu, che lavoro fai?”.
“Io? Ultimamente perdo il mio tempo. Non mi va di lavorare”.
“Stai attraversando un periodo difficile?”
(…)
“Lasciamo perdere, meglio non parlarne”.
“Si, meglio”.
Interpreto il suo “meglio non parlarne” come una specie di segnale, quindi mi alzo e vado verso di lei. Le mie intenzioni sono più che evidenti. Ma lei non si muove, non batte ciglio. Sono a un centimetro dalla sua pelle e non ha ancore reagito in alcun modo. Mi rendo conto che è bella: labbra molto rosse, capelli lucenti. Ha due tette fantastiche. Le metto una mano sulla spalla. Mi chino per baciarla sulla bocca.
“Non mi toccare, per favore. Anzi, puoi vestirti e andartene”.
“Ho fatto qualcosa che ti ha disturbata?”.
“No, ho mal di testa. Grazie di essere venuto”.
La faccia gli si contrae in un’espressione addolorata. Sembra quasi che mi desiderasse per davvero, ma forse è un professionista talmente bravo che sa fingere alla perfezione. Si veste in fretta, dandomi le spalle. Mi saluta con la mano e fa per uscire. Lo chiamo:
“Javier, non ti ho pagato”.
“Mettiti d’accordo con Genoveva. Lei salderà con Ivàn. Facciamo sempre così”.
Ha pronunciato l’ultima frese con disprezzo, per sottolineare che sono soltanto una delle clienti. Strano personaggio.
(…)

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