Da “Uomini nudi” – Alicia Giménez-Bartlett
(…)
Bene, eccoci al momento cruciale. Siamo nella stanza d’albergo, io e lei. Adesso dovrebbe dirmi che cosa si aspetta da me, darmi almeno un indizio. E invece niente. Se ne sta lì ieratica, impenetrabile. Non si comporta affatto come una colombella spaventata. Mi ha portato fin qui senza il minimo accenno di imbarazzo. Ha fatto tutto lei alla reception, con la massima disinvoltura. No, non è una colombella, ma non saprei in quale famiglia di volatili collocarla. La sua amica Genoveva si, senza dubbio. È un’oca. Mi ricorda certe madri delle mie allieve. È già grande, ha passato da un bel pezzo i cinquanta, e parla con quel birignao di signora bene che mi dà sui nervi. È pesante, superficiale. Non vedevo l’ora che se ne andasse con Ivàn, anche se ciò significava rimanere da solo con questa tipa. Almeno lei, non avrà niente di speciale, ma non è banale. I suoi occhi trasmettono una grande forza interiore. Non sorride. Non ha detto una parola in tutta la sera. Sembrava che fosse lì per dovere. Può darsi che sia triste per qualche motivo, ma non è un problema mio. Il mio problema adesso è capire che cosa vuole che faccia.
“Spogliati per favore”.
Vedo che comincia ad essere nervoso. Reagiscono tutti così, entrano in ansia finché non sanno che cosa vuoi da loro. Per il resto, questo sembra diverso. Non è vestito in quel modo cafone, parla poco e non alza la voce. Anche adesso, si spoglia con calma e ordinatamente. Gli altri buttavano la roba in giro come se ce l’avessero con me. A nessuno piace spogliarsi davanti a una donna immobile che li guarda.
Rimane nudo. È alto, lungo, per niente brutto. Ha un fisico normale, non quei muscoli pompati in palestra che hanno gli altri. Poco peloso. Ce l’ha grosso, ma non eretto.
“E adesso?” mi chiede.
“Adesso niente”.
Va bene, me ne sto qui. Ma mi piacerebbe sapere come viene definito questo comportamento sessuale. Voyeurismo statico? Guardare un uomo nudo. Forse dovrei sentirmi a disagio, ma mi sento solo ridicolo.
“Tu non ti spogli?” le chiedo.
Sgrana gli occhi. Come oso parlare a Sua Maestà?
“No”.
“Perché?”.
“Perché non ne ho voglia”.
Ma questo che cosa crede? Che siamo amici? Che siamo qui per fare comunella? Faccio ancora in tempo a cacciarlo via.
“Va bene, solo che è un po’ strano”.
Nessuno mi ha detto che devo stare anche zitto, e questa situazione comincia a darmi sui nervi. Mi sento un pupazzo in vetrina.
“Non sono affari tuoi”.
“Dipende. Siamo un uomo e una donna. Siamo in una stanza. Io sono nudo e tu sei vestita. Mi piacerebbe sapere perché”
“Perché ti pago, e sono io a decidere che cosa si fa”.
Mi paga, chiarissimo. È per questo che siamo qui, fermi immobili come imbecilli. Lei vestita. Io nudo. È stato un errore accettare, una follia, avrei dovuto intuirlo. Mi pagano per mostrare il culo in uno spettacolo di merda. Mi pagano per scopare. E lo faccio, faccio tutto questo e poi prendo i soldi; ma nessuna stronza figlia di papà può pagare la mia umiliazione.
“Scusa, ma credo sia stato un errore da parte mia venire qui, un malinteso. Quindi adesso mi vesto e me ne vado. Non preoccuparti per i soldi, il mio tempo te lo regalo volentieri”.
“Non ti avevano detto che cosa volevo?”.
“Fa lo stesso, sul serio. Non è il caso di discuterne. È stato un piacere. Se mi dici quanto hai speso per la cena ti pago la mia parte e siamo a posto”.
“Stiamo a posto già così. La cena l’ho offerta io”.
“Grazie mille, allora. Buonanotte”.
Si è vestito e se ne è andato. Mi ha dato la mano per salutare. Ma da dov’è uscito questo tipo? Cos’era che non gli andava della situazione? Non è il suo lavoro? Era la sua prima volta? Uno che balla nudo in un locale! Magari pensava che mi bastasse vedermelo davanti per cedere alle sue grazie. “Ah, amore, sono pazza di te! Prendimi per favore!”. Che imbecille! Tempo sprecato.
“Allora secondo te non è andata bene. Ma sarai scemo? Ha chiamato adesso Genoveva, vogliono uscire di nuovo. Con tutti e due, chiaro! Non è passata neanche una settimana e ti assicuro che non succede mai ti chiedano il bis così presto. Qui è l’Irene che vuole il replay, di certo Genoveva non si è presa una cotta per me.
(…)
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Bene, eccoci al momento cruciale. Siamo nella stanza d’albergo, io e lei. Adesso dovrebbe dirmi che cosa si aspetta da me, darmi almeno un indizio. E invece niente. Se ne sta lì ieratica, impenetrabile. Non si comporta affatto come una colombella spaventata. Mi ha portato fin qui senza il minimo accenno di imbarazzo. Ha fatto tutto lei alla reception, con la massima disinvoltura. No, non è una colombella, ma non saprei in quale famiglia di volatili collocarla. La sua amica Genoveva si, senza dubbio. È un’oca. Mi ricorda certe madri delle mie allieve. È già grande, ha passato da un bel pezzo i cinquanta, e parla con quel birignao di signora bene che mi dà sui nervi. È pesante, superficiale. Non vedevo l’ora che se ne andasse con Ivàn, anche se ciò significava rimanere da solo con questa tipa. Almeno lei, non avrà niente di speciale, ma non è banale. I suoi occhi trasmettono una grande forza interiore. Non sorride. Non ha detto una parola in tutta la sera. Sembrava che fosse lì per dovere. Può darsi che sia triste per qualche motivo, ma non è un problema mio. Il mio problema adesso è capire che cosa vuole che faccia.
“Spogliati per favore”.
Vedo che comincia ad essere nervoso. Reagiscono tutti così, entrano in ansia finché non sanno che cosa vuoi da loro. Per il resto, questo sembra diverso. Non è vestito in quel modo cafone, parla poco e non alza la voce. Anche adesso, si spoglia con calma e ordinatamente. Gli altri buttavano la roba in giro come se ce l’avessero con me. A nessuno piace spogliarsi davanti a una donna immobile che li guarda.
Rimane nudo. È alto, lungo, per niente brutto. Ha un fisico normale, non quei muscoli pompati in palestra che hanno gli altri. Poco peloso. Ce l’ha grosso, ma non eretto.
“E adesso?” mi chiede.
“Adesso niente”.
Va bene, me ne sto qui. Ma mi piacerebbe sapere come viene definito questo comportamento sessuale. Voyeurismo statico? Guardare un uomo nudo. Forse dovrei sentirmi a disagio, ma mi sento solo ridicolo.
“Tu non ti spogli?” le chiedo.
Sgrana gli occhi. Come oso parlare a Sua Maestà?
“No”.
“Perché?”.
“Perché non ne ho voglia”.
Ma questo che cosa crede? Che siamo amici? Che siamo qui per fare comunella? Faccio ancora in tempo a cacciarlo via.
“Va bene, solo che è un po’ strano”.
Nessuno mi ha detto che devo stare anche zitto, e questa situazione comincia a darmi sui nervi. Mi sento un pupazzo in vetrina.
“Non sono affari tuoi”.
“Dipende. Siamo un uomo e una donna. Siamo in una stanza. Io sono nudo e tu sei vestita. Mi piacerebbe sapere perché”
“Perché ti pago, e sono io a decidere che cosa si fa”.
Mi paga, chiarissimo. È per questo che siamo qui, fermi immobili come imbecilli. Lei vestita. Io nudo. È stato un errore accettare, una follia, avrei dovuto intuirlo. Mi pagano per mostrare il culo in uno spettacolo di merda. Mi pagano per scopare. E lo faccio, faccio tutto questo e poi prendo i soldi; ma nessuna stronza figlia di papà può pagare la mia umiliazione.
“Scusa, ma credo sia stato un errore da parte mia venire qui, un malinteso. Quindi adesso mi vesto e me ne vado. Non preoccuparti per i soldi, il mio tempo te lo regalo volentieri”.
“Non ti avevano detto che cosa volevo?”.
“Fa lo stesso, sul serio. Non è il caso di discuterne. È stato un piacere. Se mi dici quanto hai speso per la cena ti pago la mia parte e siamo a posto”.
“Stiamo a posto già così. La cena l’ho offerta io”.
“Grazie mille, allora. Buonanotte”.
Si è vestito e se ne è andato. Mi ha dato la mano per salutare. Ma da dov’è uscito questo tipo? Cos’era che non gli andava della situazione? Non è il suo lavoro? Era la sua prima volta? Uno che balla nudo in un locale! Magari pensava che mi bastasse vedermelo davanti per cedere alle sue grazie. “Ah, amore, sono pazza di te! Prendimi per favore!”. Che imbecille! Tempo sprecato.
“Allora secondo te non è andata bene. Ma sarai scemo? Ha chiamato adesso Genoveva, vogliono uscire di nuovo. Con tutti e due, chiaro! Non è passata neanche una settimana e ti assicuro che non succede mai ti chiedano il bis così presto. Qui è l’Irene che vuole il replay, di certo Genoveva non si è presa una cotta per me.
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