Pigliò le pietanze, una bottiglia di vino, il pane, addrumò il
televisore, s’assistimò a tavola. Gli piaceva mangiare da solo, godersi i
bocconi in silenzio, fra i tanti legami che lo tenevano a Livia c’era magari
questo, che quando mangiava non rapriva bocca. Pensòn che in fatto di gusti
egli era più vicino a Maigret che a Pepe Carvalho, il protagonista dei romanzi
di Montalbán, il quale s’abbuffava di piatti che avrebbero dato foco alla panza
di uno squalo. (Il cane di terracotta)
‘Si fece tardo, me ne vado’ disse Montalbano. (Marianna) ‘T’avissi
dittu di ristare a mangiare cu mia, ma haiu cosi che forsi pi tia sono
pesanti’. ‘Che preparò?’.
‘Attuppateddri al suco’. Attuppateddri, cioè quelle piccole chiocciole
marrone chiaro che quando cadevano in letargo secernevano un umore che
solidificava diventando una sfoglia bianca che serviva a chiudere, attuppare
appunto, l’entrata del guscio. Il primo impulso di Montalbano fu di rifiutare
nauseato. Fino a quando sarebbe stato perseguitato da quell’ossessione? Poi,
freddamente, decise d’accettare per una doppia sfida alla panza e alla psiche.
Davanti al piatto, che mandava un odore finissimo di colore ocra, dovette farsi
forza, ma dopo aver estratto il primo attuppateddru con una spilla ed averlo
gustato, di colpo si sentì liberato: scomparsa l’ossessione, esorcizzata la
malinconia, non c’era dubbio che magari la panza si sarebbe adeguata. (Il cane di terracotta)
Attuppateddri al sugo
Ingredienti:
(per 6
persone)
1,5 kg.
di lumache di vigna (cornetane e bracone)
aglio
3-4
acciughe
pomodoro
menta
aceto
peperoncino
olio
d’oliva
sale e
pepe
Tenete a
riposo e coperte per due giorni le lumache in un grande recipiente forato, per
esempio un cesto di vimini, in cui possa circolare l’aria, e mettete nel
recipiente pezzi di mollica di pane bagnata nell’acqua e strizzata, e qualche
foglia di vite. Dopo due giorni versate le lumache in un grande catino,
contenente acqua con un pugno di sale e un bicchiere d’aceto, e mescolatele con
le mani, affinché rilascino tutta la schiuma. Lavatele a lungo, rinnovando un
paio di volte l’acqua con l’aceto e il sale, fino a che constaterete che non emettono
più schiuma. Risciacquatele allora in acqua, che cambierete più volte, e poi
disponete le lumache in una pentola piena di acqua fredda. Ponete la pentola
sul fuoco a fiamma debole. Man mano che l’acqua intiepidisce le lumache incominceranno
a estrarre la testa dal loro guscio. È questo il momento di intensificare il
fuoco, affinché possano cuocere senza rientrare nel guscio. Raggiunta
l’ebollizione, lasciate cuocere le lumache ancora per una decina di minuti, poi
scolatele e passatele nuovamente in acqua fredda per l’ultimo lavaggio. Mettete
in un largo tegame dell’olio e qualche spicchio d’aglio; non appena si sarà
dorato toglietelo e aggiungete le acciughe lavate, spinate e ridotte in
pezzetti. Una volta sciolte, mettete nel tegame abbondante pomodoro spellato,
privato dei semi e a pezzi. Quando la salsa avrà preso un bel colore, condite con
sale, abbondante pepe e qualche foglia di menta. Generalmente si usa rendere
più piccante la salsa aggiungendo anche il peperoncino. Mettete nel tegame le
lumache e lasciatele insaporire a fiamma moderata per una buona mezz’ora.
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