dipinto di Patricia Watwood
da “Il canto di
Penelope” - Margaret Atwood
(…)
20
Chiacchiere
calunniose
A questo punto mi
sembra giusto accennare anche alle chiacchiere calunniose che circolano sul mio
conto da due o tremila anni. Tutte bugie. Molti dicono che non c’è fumo senza arrosto,
ma è un’osservazione veramente superficiale. È capitato a tutti di sentire voci
che si sono dimostrate infondate, e altrettanto infondate sono le voci sulla
mia persona.
Le accuse riguardano
la mia vita sessuale. Si dà per certo, tanto per fare un esempio, che io sia
andata a letto con Anfinomo, il più beneducato dei pretendenti. Secondo i cantori
amavo la sua conversazione, o almeno mi piaceva più di quella degli altri, ed è
vero, ma tra la conversazione e il letto il passo è lungo. È anche vero che
riuscivo a menare per il naso i pretendenti con una quantità di promesse, ma
era una tattica, la mia tattica, niente di più. Tra l’altro mi serviva a
ottenere qualche regalo - sempre poca cosa rispetto a quanto mangiavano e
distruggevano - e non va dimenticato che anche Odisseo fu testimone del mio
modo di comportarmi, tanto che l’approvò.
Secondo le versioni
più oltraggiose, sarei stata l’amante di tutti i pretendenti, a turno - erano
più di cento -, e avrei generato il grande dio Pan. Chi può credere a una
storia così mostruosa? Certi cantori non meritano nemmeno che si sprechi il
fiato a ripetere quello che hanno narrato.
Anticlea, mia
suocera, durante il suo incontro con Odisseo sull’Isola dei Morti, non disse
una sola parola sui pretendenti e alcuni hanno ritenuto che fosse una prova
contro di me, perché nominarli equivaleva ad accusarmi d’infedeltà. Forse
voleva davvero gettare un seme velenoso nella mente di Odisseo. Considerato
l’atteggiamento che Anticlea aveva sempre tenuto nei miei confronti, sarebbe
stato l’ultimo tocco.
Altri commentatori
hanno osservato come io non allontanai né punii le dodici ancelle sfrontate, e
nemmeno le chiusi in un capanno lontano dal palazzo a macinare il grano, trattando
con la stessa indulgenza la loro condotta e la mia. Ma credo di essermi già spiegata
a tale proposito.
Un’insinuazione più
grave riporta che Odisseo, appena tornato, ha seguitato a fingere anche con me
perché voleva prima assicurarsi che a palazzo non si svolgessero delle orge.
La verità è che
temeva le mie grida di gioia, che lo avrebbero certamente tradito. Ed è per la
stessa ragione, per evitare le mie reazioni emotive, che mi segregò con le
altre donne nei nostri appartamenti mentre uccideva i Proci, e chiese l’aiuto
di Euriclea, non il mio.
Mi conosceva bene -
conosceva il mio cuore, la mia facilità a sciogliermi in pianto e accasciarmi a
terra. Non voleva espormi a emozioni e spettacoli spiacevoli. Per questo si comportò
così.
Se mio marito avesse
saputo durante la nostra vita terrena di certe chiacchiere calunniose,
certamente avrebbe strappato qualche lingua. Ma è inutile rimuginare sulle occasioni
perdute.
traduzione
di G. Aurelio Privitera
Nessun commento:
Posta un commento