dipinto di Matt Abraxas
Gli anni – Pablo NerudaVa il tempo calando forse sul mio corpo, sul tuo corpo, una rosa
e come un termometro l’età della rosa discende alla terra:
è lenta e magra la linea della sua inesorabile strettezza
e nella trasparenza del giorno cammina la sete nel bicchiere
e va diminuendo la fiamma del vino nel tuo corpo:
la rosa che stette nell’alto del tuo capo
infondendo la pompa fragrante della primavera
si piegò trascendendo gli occhi con acqua di spade e lampo di acquamarina,
mise nella narice una vibrazione di ala di volo nell’ombra
e la traccia che lasciava l’aroma veloce del cervo nella selva
tutto fu percepito, cacciato, bruciato e perduto:
la rosa duplica le labbra curiose e ansiose dell’innamorato,
alza i petti compatti dei gigli
e cresce la dura donzella come un obelisco
fino a rovesciarsi in carezze bagnate dall’estasi
e scende la rosa sul figlio uccidendo la madre
e torna a brillare il suo scintillio nell’altezza dell’uomo che nasce,
finché nel transito cade dal sesso la rosa
e traballa l’età nel freddo della notte
finché la terra accoglie il tuo corpo che ora non fiorisce.
Non racconto il passaggio, non dica il viaggiatore che io lo esamino,
non dica che vedo attraverso il suo corpo di vetro l’età che sostiene e demolisce i suoi passi,
io sono il distante che porta nelle sue vene la sua vita e la mia
e se partecipo alla sua anima condivido con lui l’autunno
e nel movimento stellato delle stazioni fiorite
proteggo la parte della primavera che gli spetta.
Fu mio obbligo trasparente vivere altre vite,
morire altre morti e resuscitare tra genti che non mi conoscono.
È questa l’ora del mare circondante e dalla finestra comprendo
l’acqua infinita che non mi interessa. Sappiate, compagni,
che i pescatori di ricci uscirono e vedo la loro piccola nave
toccare la rupe di Isla Negra allontanarsi ballando sulla schiuma
mentre sale e discende sull’onda un infausto dibattito:
la prua cade bocconi e cede al vuoto
finché un’altra volta si stabilizza nella schiuma la sua ninfea nera.
Cadde dissimulandosi nel silenzio che c’era Rodríguez
e adesso con vestito di squalo si nuove con cautela e ondeggia
cercando attaccato alla pietra il silenzioso organismo
che batte socchiuso attaccato alla sua madre infinita
finché il coltello separa la vita dalla pietra
e l’uomo ritorna portando in un sacco il mollusco sanguinante.
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