A ciascuno il suo - Leonardo Sciascia
Che
un delitto si offra agli inquirenti come un quadro i cui elementi
materiali e, per così dire, stilistici consentano, se sottilmente
reperiti e analizzati, una sicura attri-buzione, è corollario di tutti
quei romanzi polizieschi cui buona parte dell'umanità si abbevera. Nella
realtà le cose stanno però diversamente: e i coefficienti dell'impunità
e dell'errore sono alti non perché (o non soltanto,
o non sempre) è basso l'intelletto degli inquirenti, ma perché gli
elementi che un delitto offre sono di solito assoluta-mente
insufficienti. Un delitto, diciamo, commesso o organizzato da gente che
ha tut-ta la buona volontà di contribuire a tenere alto il coefficiente
di impunità.
Gli elementi che portano a risolvere i delitti che si presentano con carattere di mistero o di gratuità sono la confidenza diciamo professionale, la delazione anonima, il caso. E un po', soltanto un po', l'acutezza degli inquirenti.
Il caso, per il professor Laurana, scattò a Palermo, in settembre. Si trovava già da qualche giorno in quella città, commissario d'esami in un liceo; e nel ristorante che usava frequentare incontrò un compagno di scuola che da tanto tempo non vede-va ma di cui alla lontana aveva seguito l'ascesa politica. Comunista: segretario di se-zione in un piccolo paese delle Madonie, poi deputato regionale, poi deputato nazio-nale. Ricordarono, naturalmente, il loro tempo di studenti; e quando affiorò il povero Roscio, «Mi ha fatto tanta impressione, la notizia della sua morte» disse l'onorevole «perché era venuto a trovarmi proprio quindici o venti giorni prima. Non lo vedevo da almeno dieci anni. È venuto a trovarmi a Roma, alla Camera. L'ho riconosciuto subito, non era cambiato... Noi forse sì, un poco... Io, poi, ho avuto il pensiero che la sua morte fosse da collegarsi a quella sua venuta a Roma, da me: ma ho visto che le indagini hanno accertato che è morto, invece, solo perché si era trovato in compagnia di un tale che aveva sedotto una ragazza, non so... E sai perché era venuto da me? Per domandarmi se ero disposto a denunciare alla Camera, sui nostri giornali, nei comizi, un notabile del vostro paese, uno che aveva in mano tutta la provincia, che faceva e disfaceva, che rubava, corrompeva, intrallazzava...»
«Uno del paese? Davvero?»
«Pensandoci bene, non credo mi abbia detto esplicitamente che si trattava di uno del paese: forse me l'ha lasciato intendere, forse mi sono fatta questa impressione...»
«Un notabile, uno che tiene in mano la provincia?»
«Sì, questo lo ricordo bene: ha detto proprio così... Io, naturalmente, gli ho ri-sposto che sarei stato più che lieto di denunciare, di lanciare lo scandalo: ma avevo bisogno, si capisce, di qualche documento, di qualche prova... Mi ha detto che dispo-neva di tutto un dossier, che me l'avrebbe portato... E non si è fatto più vivo.»
«Naturalmente.»
«Già, naturalmente: visto che vivo non era più.»
Gli elementi che portano a risolvere i delitti che si presentano con carattere di mistero o di gratuità sono la confidenza diciamo professionale, la delazione anonima, il caso. E un po', soltanto un po', l'acutezza degli inquirenti.
Il caso, per il professor Laurana, scattò a Palermo, in settembre. Si trovava già da qualche giorno in quella città, commissario d'esami in un liceo; e nel ristorante che usava frequentare incontrò un compagno di scuola che da tanto tempo non vede-va ma di cui alla lontana aveva seguito l'ascesa politica. Comunista: segretario di se-zione in un piccolo paese delle Madonie, poi deputato regionale, poi deputato nazio-nale. Ricordarono, naturalmente, il loro tempo di studenti; e quando affiorò il povero Roscio, «Mi ha fatto tanta impressione, la notizia della sua morte» disse l'onorevole «perché era venuto a trovarmi proprio quindici o venti giorni prima. Non lo vedevo da almeno dieci anni. È venuto a trovarmi a Roma, alla Camera. L'ho riconosciuto subito, non era cambiato... Noi forse sì, un poco... Io, poi, ho avuto il pensiero che la sua morte fosse da collegarsi a quella sua venuta a Roma, da me: ma ho visto che le indagini hanno accertato che è morto, invece, solo perché si era trovato in compagnia di un tale che aveva sedotto una ragazza, non so... E sai perché era venuto da me? Per domandarmi se ero disposto a denunciare alla Camera, sui nostri giornali, nei comizi, un notabile del vostro paese, uno che aveva in mano tutta la provincia, che faceva e disfaceva, che rubava, corrompeva, intrallazzava...»
«Uno del paese? Davvero?»
«Pensandoci bene, non credo mi abbia detto esplicitamente che si trattava di uno del paese: forse me l'ha lasciato intendere, forse mi sono fatta questa impressione...»
«Un notabile, uno che tiene in mano la provincia?»
«Sì, questo lo ricordo bene: ha detto proprio così... Io, naturalmente, gli ho ri-sposto che sarei stato più che lieto di denunciare, di lanciare lo scandalo: ma avevo bisogno, si capisce, di qualche documento, di qualche prova... Mi ha detto che dispo-neva di tutto un dossier, che me l'avrebbe portato... E non si è fatto più vivo.»
«Naturalmente.»
«Già, naturalmente: visto che vivo non era più.»
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