Ubaldo Oppi - L'Adriatico, 1926
ignare – Amalia Guglielminetti
Io mi ritrassi all'ombra d'un abete
e al tronco scabro m'appoggiai, rivolta
ad osservar quella leggiadra accolta
aprir del cuor le dolci ali segrete.
Avean movenze sì agili e discrete
ch'ogni grazia pareva in lor raccolta.
E poi che venner gaie alla mia volta,
le interrogai: – Perchè d'amar chiedete?
Sorriser tutte come a un sol richiamo,
ed una disse: – Lieta cosa è amare,
e se una gioia è amor, noi l'invochiamo.
Io insinuai: – Amore mente, affanna...
Sciamaron via e risero le Ignare
gridando: – Ah taci! È bello anche se inganna!
Io mi ritrassi all'ombra d'un abete
e al tronco scabro m'appoggiai, rivolta
ad osservar quella leggiadra accolta
aprir del cuor le dolci ali segrete.
Avean movenze sì agili e discrete
ch'ogni grazia pareva in lor raccolta.
E poi che venner gaie alla mia volta,
le interrogai: – Perchè d'amar chiedete?
Sorriser tutte come a un sol richiamo,
ed una disse: – Lieta cosa è amare,
e se una gioia è amor, noi l'invochiamo.
Io insinuai: – Amore mente, affanna...
Sciamaron via e risero le Ignare
gridando: – Ah taci! È bello anche se inganna!
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