Autunno
19 II giardino dei gatti ostinati
Marcovaldo si ricordò tutt'a un tratto dell'ora, del magazzino, del caporeparto. S'allontanò in punta di piedi sulle foglie secche, mentre la voce continuava a uscire di tra le stecche della persiana avvolta in quella nube come d'olio in padella: – Mi hanno fatto anche un graffio... Ho ancora il segno... Qui abbandonata in balia di questi demonii...
19 II giardino dei gatti ostinati
Marcovaldo si ricordò tutt'a un tratto dell'ora, del magazzino, del caporeparto. S'allontanò in punta di piedi sulle foglie secche, mentre la voce continuava a uscire di tra le stecche della persiana avvolta in quella nube come d'olio in padella: – Mi hanno fatto anche un graffio... Ho ancora il segno... Qui abbandonata in balia di questi demonii...
Venne l'inverno. Una fioritura di fiocchi bianchi guarniva i rami e i
capitelli e le code dei gatti. Sotto la neve le foglie secche si
sfacevano in poltiglia. I gatti li si vedeva poco in giro, le amiche dei
gatti meno ancora; i pacchetti di resche venivano consegnati solo al
gatto che si presentava a domicilio. Nessuno, da un bel po', aveva più
visto la marchesa. Dal comignolo del villino non usciva più fumo.
Un
giorno di nevicata, nel giardino erano tornati tanti gatti come fosse
primavera, e miagolavano come in una notte di luna. I vicini capirono
che era successo qualcosa: andarono a bussare alla porta della marchesa.
Non rispose: era morta.
A primavera, al posto del giardino
un'impresa di costruzioni aveva impiantato un gran cantiere. Le
scavatrici erano scese a gran profondità per far posto alle fondamenta,
il cemento colava nelle armature di ferro, un'altissima gru porgeva
sbarre agli operai che costruivano le incastellature. Ma come si faceva a
lavorare? I gatti passeggiavano su tutte le impalcate, facevano cadere
mattoni e secchi di calcina, s'azzuffavano in mezzo ai mucchi di sabbia.
Quando s'andava per innalzare un'armatura si trovava un gatto
appollaiato in cima che sbuffava inferecito. Mici più sornioni
s'arrampicavano sulle spalle dei muratori con l'aria di voler far le
fusa e non c'era verso di scacciarli. E gli uccelli continuavano a fare
il nido in tutti i tralicci, il casotto della gru sembrava una
voliera... E non si poteva prendere un secchio d'acqua senza trovarlo
pieno di ranocchi che gracidavano e saltavano...
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