Edgar Degas - Dancers on a Bench , pastello
da Un amore – Dino Buzzati
La stava fissando ma lei guardava sempre dall’altra parte. Era lei ma
non era proprio lei. Con quella specie di costume che non era neanche un
vero costume, cambiava anche l’espressione della faccia. Gli pareva
anche più bassa, per via delle scarpette senza tacco.
Lei indossava un pagliaccetto nero con le maniche lunghe, e calze nere di maglia pesante che le salivano fino
quasi all’inguine e non si capiva come potessero star su. E fra
l’estremità inferiore della maglia e il bordo delle calze restava
scoperta, lateralmente, una mezzaluna di pelle. Non era lei la sola a
essersi sistemata così, evidentemente era una consuetudine ammessa. Ma
quel lembo di coscia nuda che appariva aveva un senso speciale,
un’allusione, un riferimento ad altre cose proibite.
Lei non è in calzamaglia, lei porta un pagliaccetto a maniche lunghe che aderisce alla schiena, al piccolo seno da bambina e al sedere. Sulle gambe un paio di calze nere che la coprono interamente ma di fianco il bordo orizzontale non riesce a combaciare con il limite inferiore della maglia, il quale, per la tensione delle carni, fa una curva. Cosicché una striscia di carne biancheggia fra quel nero. Quasi una provocazione, una civetteria, una strizzata d’occhi, un invito.
Lei non è in calzamaglia, lei porta un pagliaccetto a maniche lunghe che aderisce alla schiena, al piccolo seno da bambina e al sedere. Sulle gambe un paio di calze nere che la coprono interamente ma di fianco il bordo orizzontale non riesce a combaciare con il limite inferiore della maglia, il quale, per la tensione delle carni, fa una curva. Cosicché una striscia di carne biancheggia fra quel nero. Quasi una provocazione, una civetteria, una strizzata d’occhi, un invito.
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