Eva Fisher - Ultima Prova, 2007, cm. 140x200
da Un amore – Dino Buzzati
Poco male. In fondo lui ci andava per vizio più che per un vero bisogno, per la soddisfazione di provare, per l’indefinibile gusto di godere una bella ragazza pressoché sconosciuta, che per venti trenta minuti diventava sua, come una moglie, e magari era una creatura bellissima, una che per la strada tutti si voltavano a guardare. Ma, quando stava per entrare nel palcoscenico, gli venne in mente che anche la Laide doveva trovarsi là, il balletto impegnando l’intero corpo della scuola.
Avanzò sul palcoscenico con un certo imbarazzo, per lui non addetto ai lavori le ballerine erano donne, prima che artiste. Ed era la prima volta che le vedeva così da vicino.
Alla ribalta erano sei sette sedie, per il coreografo, Vassilievski, la direttrice della scuola di ballo, il compositore, venuto apposta da Parigi, il direttore d’orchestra, il maître-de-ballet e gli altri. Più in là a un pianoforte verticale, un maestro sostituto faceva le veci dell’orchestra.
Poco male. In fondo lui ci andava per vizio più che per un vero bisogno, per la soddisfazione di provare, per l’indefinibile gusto di godere una bella ragazza pressoché sconosciuta, che per venti trenta minuti diventava sua, come una moglie, e magari era una creatura bellissima, una che per la strada tutti si voltavano a guardare. Ma, quando stava per entrare nel palcoscenico, gli venne in mente che anche la Laide doveva trovarsi là, il balletto impegnando l’intero corpo della scuola.
Avanzò sul palcoscenico con un certo imbarazzo, per lui non addetto ai lavori le ballerine erano donne, prima che artiste. Ed era la prima volta che le vedeva così da vicino.
Alla ribalta erano sei sette sedie, per il coreografo, Vassilievski, la direttrice della scuola di ballo, il compositore, venuto apposta da Parigi, il direttore d’orchestra, il maître-de-ballet e gli altri. Più in là a un pianoforte verticale, un maestro sostituto faceva le veci dell’orchestra.
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