Gino Severini, 1912, Ballerina
a Pigalle, olio e paillettes su gesso scolpito su tela dell'artista,
69.2 x 49.8 cm, Baltimore Museum of Art
da Un amore – Dino Buzzati
Poi entrò la prima ballerina, poi ci fu un passo a due, poi il gruppo di prima intervenne intrecciando un episodio collettivo. La faccenda andava per le lunghe. Benché la équipe fosse già abbastanza preparata e avesse ormai bene il balletto nelle gambe, Vassilievski, che indossava una specie di tuta, interrompeva spesso, più che altro, forse, per il gusto di esibizione personale e, senza musica, rifaceva questo o quel passo, scandendolo con curiose grida: là, là, ta-ta, là. Era già avanti con gli anni, doveva essere ormai prossimo alla cinquantina eppure lo scatto, la precisione, l’eleganza, se non la potenza muscolare, erano ancora quelli dei suoi tempi d’oro, quando lo consideravano uno dei due o tre primi ballerini del mondo.
Poi entrò la prima ballerina, poi ci fu un passo a due, poi il gruppo di prima intervenne intrecciando un episodio collettivo. La faccenda andava per le lunghe. Benché la équipe fosse già abbastanza preparata e avesse ormai bene il balletto nelle gambe, Vassilievski, che indossava una specie di tuta, interrompeva spesso, più che altro, forse, per il gusto di esibizione personale e, senza musica, rifaceva questo o quel passo, scandendolo con curiose grida: là, là, ta-ta, là. Era già avanti con gli anni, doveva essere ormai prossimo alla cinquantina eppure lo scatto, la precisione, l’eleganza, se non la potenza muscolare, erano ancora quelli dei suoi tempi d’oro, quando lo consideravano uno dei due o tre primi ballerini del mondo.
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