14 settembre 2019

da Spaghetti all’assassina – Gabriella Genisi

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da Spaghetti all’assassina – Gabriella Genisi

«Perché Bari Fabio, perché adesso?»
Sorride.
«Si vede che sei un commissario, fai troppe domande. Ma sei giovane, hai bisogno di capire come va il mondo. Mi piaci, Lole. Sei una tosta. Seguivo un uomo. Una pista. Traffico d’armi. E pian piano sono arrivato fin qui.»
«Quanto ti fermi?»
«Non so, chi può saperlo. Forse un giorno, o dieci. Quién sabe.»
«Hai visitato la città vecchia? La Basilica di San Nicola?»
«No, mai. Mi piacerebbe vederle.»
«Ti porto io allora.»
«Quando Lole, domani?»
«No, non domani. Adesso. Vieni.»
Fabio ha un attimo di esitazione. Teme di dispiacere il suo ospite.
«Adesso? E Benallal?»
Scrollo le spalle senza dir nulla. Chissenefrega di Benallal.
«Va bene, allora andiamo.»
Gli porgo la mano, lo aiuto ad alzarsi, a infilare il giubbotto. La schiena gli fa male, lo capisco dalla smorfia della bocca.
Benallal è appena ricomparso. Ha un grande vassoio tra le mani.
Tra coppe e coppettine occhieggia una montagnola di fragoline di bosco. Ha un attimo di esitazione.
«Tutto bene?»
«Ehm, stiamo andando via. Un imprevisto, scusami. Approfitto del commissario per un passaggio. La mia schiena, sai… Grazie di tutto Benallal, ottima cena.»
«Ma come, già via? Anche tu, Lolita? E la crème catalane, il gelato, le fragole?»

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