2 ottobre 2019

Ode alla bicicletta – Pablo Neruda

Ode alla bicicletta – Pablo Neruda

Andava
per la strada
crepitando:
il sole si sgranava
come mais ardete
e era
la terra
calda
un infinito circolo
con cielo in alto
azzurro, disabitato.

Passarono
vicino a me
le biciclette,
gli unici
insetti
di quel
minuto
secco dell’estate,
riservate,
veloci,
trasparenti:
mi sembrarono
soltanto
movimenti dell’aria.

Operai e ragazze
alle fabbriche
andavano
consegnando
gli occhi
all’estate,
le teste al cielo,
seduti
sulle
elitre
delle vertiginose
biciclette
che fischiavano
attraversando
ponti, rosai, rovi
e mezzogiorno.

Pensai al pomeriggio quando
i ragazzi
si lavano,
cantano, mangiano, alzano
una coppa
di vino
in onore
dell’amore
e della vita,
a alla porta
aspettava
la bicicletta
immobile
perché
soltanto
di movimento fu la sua anima
e lì caduta
non è
insetto trasparente
che percorre
l’estate,
ma
scheletro
freddo
che solo
recupera
un corpo errante
con l’urgenza
e la luce,
cioè,
con
la
resurrezione
di ciascun giorno.
1956

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