dipinto di Edgar Degas
da Un amore – Dino Buzzati
A questo punto la signora Ermelina chiese:
«Le fa niente, dottore, se proviamo un abito?»
«S’immagini.» Dorigo sapeva che la Ermelina, per mascherare il suo lavoro di ruffiana, diceva di tenere una boutique. Nella camera da letto c’era infatti, su tutta una parete, un armadio a muro, pieno probabilmente di vestiti. Del resto quel diversivo semplificava le ipocrite cerimonie dell’attesa. Per una convenzione di decenza, ogni volta l’andata a letto era preceduta da un quarto d’ora di chiacchiere sul più e sul meno, in tono di allegria forzata. Dopodiché, esauriti gli argomenti a portata di mano, si faceva un imbarazzato silenzio. Finché la signora Ermelina: «Su, da bravi, volete andare di là?».
Quando non era la stessa ragazza a prendere per mano lui, invitandolo ad alzarsi; simulazione di desiderio che aveva sempre un certo effetto.
La signora Ermelina portò un vestito di grossa maglia di lana, colore caffelatte. «Questo sì tiene caldo.»
Senza la più lontana ombra di imbarazzo, Laide si sfilò il pullover grigio e la gonna pieghettata a disegno scozzese.
Rimase in sottoveste nera. Antonio notò le gambe. Erano snelle, forti, sode, i polpacci sviluppati ma ancora da bimba, senza quel blocco di muscoli sporgenti che hanno quasi tutte le ballerine.
A questo punto la signora Ermelina chiese:
«Le fa niente, dottore, se proviamo un abito?»
«S’immagini.» Dorigo sapeva che la Ermelina, per mascherare il suo lavoro di ruffiana, diceva di tenere una boutique. Nella camera da letto c’era infatti, su tutta una parete, un armadio a muro, pieno probabilmente di vestiti. Del resto quel diversivo semplificava le ipocrite cerimonie dell’attesa. Per una convenzione di decenza, ogni volta l’andata a letto era preceduta da un quarto d’ora di chiacchiere sul più e sul meno, in tono di allegria forzata. Dopodiché, esauriti gli argomenti a portata di mano, si faceva un imbarazzato silenzio. Finché la signora Ermelina: «Su, da bravi, volete andare di là?».
Quando non era la stessa ragazza a prendere per mano lui, invitandolo ad alzarsi; simulazione di desiderio che aveva sempre un certo effetto.
La signora Ermelina portò un vestito di grossa maglia di lana, colore caffelatte. «Questo sì tiene caldo.»
Senza la più lontana ombra di imbarazzo, Laide si sfilò il pullover grigio e la gonna pieghettata a disegno scozzese.
Rimase in sottoveste nera. Antonio notò le gambe. Erano snelle, forti, sode, i polpacci sviluppati ma ancora da bimba, senza quel blocco di muscoli sporgenti che hanno quasi tutte le ballerine.
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