Rubens il partigiano e altri racconti – Enzo Montano
da “La rivista”
Quando arrivò più vicino capì la ragione della piccola folla: poco discosta dall’ingresso dell’officina, sulla via che conduceva verso destra, impossibile da veder prima perché coperta dalla casa all’angolo posto di fronte, era parcheggiata una meravigliosa Giulietta spider rosso fuoco, completamente restaurata e tirata a lucido. Era sfavillante nel suo fascino vintage fatto di forme eleganti e morbide, di cromature lucenti, dai grandi paraurti che non si usano più e dal glorioso simbolo Alfa Romeo che spiccava sulla parte superiore della calandra, anch’essa a forma di scudetto della casa automobilistica. Lo stesso simbolo faceva capolino dai coperchi dei cerchi delle quattro ruote e anche sulla parte posteriore, sopra la targa.
“Che meraviglia!” pensò Giuseppe “Le automobili di ora sembrano tutte uguali senza alcuna concessione alla poesia”.
Si avvicinò anche lui per ammirare quel gioiello sopravvissuto al passato, il cui pensiero provocava sempre una certa nostalgica malinconia, e non solo perche allora si era più giovani.
«Di che anno e questa bella signora?» chiese.
«Del ’60! E qui per il raduno delle auto d’epoca di domenica prossima» rispose con orgoglio un signore attempato senza distogliere gli occhi dall’automobile, rapito dalla bellezza e, probabilmente, dai ricordi della sua giovinezza su cui sembrava si fosse adagiato immaginandosi ancora in corsa
sulla sua Giulietta con una bella signorina al suo fianco, vestito leggero alzato dal vento a scoprirle le cosce.
«Era bianca... la mia era del 1957, aveva i cerchi diversi e anche il frontale era diverso... che auto!»
Disse l’anziano viveur, con voce bassa e rotta da una piccola vena di malinconia, quasi a voler rispondere ai pensieri propri, ma anche a quelli di Giuseppe.
da “La rivista”
Quando arrivò più vicino capì la ragione della piccola folla: poco discosta dall’ingresso dell’officina, sulla via che conduceva verso destra, impossibile da veder prima perché coperta dalla casa all’angolo posto di fronte, era parcheggiata una meravigliosa Giulietta spider rosso fuoco, completamente restaurata e tirata a lucido. Era sfavillante nel suo fascino vintage fatto di forme eleganti e morbide, di cromature lucenti, dai grandi paraurti che non si usano più e dal glorioso simbolo Alfa Romeo che spiccava sulla parte superiore della calandra, anch’essa a forma di scudetto della casa automobilistica. Lo stesso simbolo faceva capolino dai coperchi dei cerchi delle quattro ruote e anche sulla parte posteriore, sopra la targa.
“Che meraviglia!” pensò Giuseppe “Le automobili di ora sembrano tutte uguali senza alcuna concessione alla poesia”.
Si avvicinò anche lui per ammirare quel gioiello sopravvissuto al passato, il cui pensiero provocava sempre una certa nostalgica malinconia, e non solo perche allora si era più giovani.
«Di che anno e questa bella signora?» chiese.
«Del ’60! E qui per il raduno delle auto d’epoca di domenica prossima» rispose con orgoglio un signore attempato senza distogliere gli occhi dall’automobile, rapito dalla bellezza e, probabilmente, dai ricordi della sua giovinezza su cui sembrava si fosse adagiato immaginandosi ancora in corsa
sulla sua Giulietta con una bella signorina al suo fianco, vestito leggero alzato dal vento a scoprirle le cosce.
«Era bianca... la mia era del 1957, aveva i cerchi diversi e anche il frontale era diverso... che auto!»
Disse l’anziano viveur, con voce bassa e rotta da una piccola vena di malinconia, quasi a voler rispondere ai pensieri propri, ma anche a quelli di Giuseppe.
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