Catherine Abel - reflections of Grace
I doppi eterei – Annette
von Droste-Hulshoff
Conosci
le ore quando siamo beati
Ne
sonno e nella strana grazia d’essere svegli?
Era una
notte destata dal bacio della rugiada,
Il buio
sentivo scorrermi sulla guancia,
Fresco
come una pioggia delicata,
Il
tendaggio sembrava muoversi dondolando –
L’orecchio
avvertiva intorno una calma profonda,
Ma in
testa avevo un leggero ronzio.
Ero
tranquilla e leggera come una piuma,
Galleggiavo,
con le palpebre semichiuse;
Scintille
disperse accendevano il sangue,
Mi
sentivo accerchiata da lievi suoni;
Era
l’ora in cui l’orologio riposa,
L’ora
degli spiriti, dei compagni onirici dispersi.
Era una
notte in cui al mattino ci si chiede:
Si è
fatto giorno allora o adesso?
E
sempre più chiaro si faceva il dolce suono,
Quel
caro riso; come dei dagherrotipi
Cominciarono
a nuotare lungo il soffitto,
Bisbigli,
come di voci giovanili,
Come di
un canto quasi obliato ed esitante:
Simili
a lucciole, vidi occhi ardere,
Divennero
umidi, poi azzurri e miti,
E ai
miei piedi sedeva un bel bambino.
Guardava
verso di me, serio e teso
Come se
dallo sguardo gli sgorgasse l’anima,
Ora
chiudeva, con dolorosa convulsione, la mano,
ora la
scuoteva, radioso d’estasi,
E
attento, attento si arrampicava adagio
Sulla
mia spalla e – dove andò a finire? –
O
fossero voci di spiriti nell’aria
Quelle
che mi arrivano come cinguettii!
O fosse
solo esalazione di tomba il leggero olezzo
Che
sospirava attorno a me dai tempi passati!
Ma solo
il mio cuore è la loro tomba tranquilla,
E i
miei venerati, i miei benedetti di un tempo,
Vivono
tutti, sono tutti in cammino! –
Forse
per loro benedizione, certo per mio tormento.
Traduzione
di Gio Batta Bucciol
Da
“Poesia” n. 290, febbraio 2014. Crocetti
Editore
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