Opera di Fabian Perez
Amica, non morire… - Pablo NerudaAmica non morire.
Ascolta queste parole che m’escono ardendo
e che nessuno direbbe se io non le dicessi.
Amica, non morire.
Son io colui che t’attende nella notte stellata.
Colui che sotto il tramonto insanguinato t’attende.
Guardo cadere i frutti nella terra cupa.
Guardo danzare le gocce di rugiada nell’erba.
Nella notte al denso profumo delle rose,
quando danza la ronda delle ombre immense.
Sotto il cielo del Sud, chi t’attende quando
l’aria della sera bacia come una bocca.
Amica, non morire.
Sono io colui che tagliò le ghirlande ribelli
per il ghiaccio selvatico fragrante di sole e di selva.
Colui che recò tra le braccia gialli giacinti.
E rose lacerate. E papaveri insanguinati.
Colui che incrociò le braccia per attenderti, ora.
Colui che spezzò i suoi archi. Colui che piegò le sue frecce.
Son io colui che sulle labbra conserva sapore d’uva.
Grappoli sfregati. Morsi vermigli.
Colui che ti chiama dalle pianure germogliate.
Son io colui che nell’ora dell’amore ti desidera.
L’aria della sera dondola gli alti rami.
Ebbro, cuor mio, sotto Dio, vacilla.
Il fiume scatenato scoppia a piangere e a volte
la sua voce s’assottiglia e si fa pura e tremula.
Risuona al tramonto, l’azzurro lamento dell’acqua.
Amica, non morire!
Son io colui che ti attende nella notte stellata,
sopra le spiagge auree, sopra le bionde aie.
Colui che colse i giacinti per il tuo letto, e le rose.
Disteso tra le erbe son io colui che ti attende!
Giuseppe Bellini
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