12 aprile 2018

da Cavalli selvaggi – Cormac McCarty

Giovanni Boldini - Coppia di cavalla bianchi
da Cavalli selvaggi – Cormac McCarty

(…)
Proseguirono e lungo il fondovalle erboso incontrarono qua e là mucche pezzate come gatti o come gusci di tartarughe che al loro passaggio si allontanavano fra gli arbusti spinosi o li guardavano dai pendii laterali di quell'antica terra digradante a est. Alla sera si accamparono sulle colline e arrostirono una lepre presa da Blevins con la pistola. Il ragazzino la sventrò con il coltello a serramanico, la interrò sotto la sabbia senza scuoiarla e vi accese un fuoco sopra dicendo che gli indiani facevano così.
- Hai mai mangiato una lepre? chiese Rawlins.
Blevins scosse la testa.
- Non ancora, disse.
- È meglio che ci metti altra legna se vuoi mangiarla.
- Cuocerà.
- Qual è la cosa più strana che hai mangiato?
- La cosa più strana? Le ostriche, disse Blevins.
- Ostriche vere o ostriche di montagna?
- Ostriche vere.
- Com'erano cotte?
- Non erano cotte. Si mangiano crude, nella conchiglia. Con un po' di salsa piccante.
- E le hai mangiate?
- Certo.
- Che gusto hanno?
- Più o meno quello che mi aspettavo.
Continuarono a guardare il fuoco.
Di dove sei, Blevins? chiese Rawlins.
Blevins guardò Rawlins e tornò a fissare il fuoco.
- Uvalde County, disse. Dalle parti del Sabinal River.
- Perché sei scappato di casa?
- E tu?
- Io ho diciassette anni, posso andare dove mi pare.
- Anch'io.
John Grady fumava appoggiato alla sella con le gambe incrociate in avanti.
- Eri già scappato una volta, vero? chiese.
- Sì.
- E ti hanno acciuffato?
- Sì. Lavoravo a rialzare i birilli in una sala di bowling ad Ardmore, in Oklahoma, e un bulldog mi ha morso la gamba strappandomi un pezzo di ciccia grande come una bistecca. Così m'è venuta l'infezione e il tipo per cui lavoravo mi ha portato dal dottore che ha pensato mi fossi beccato la rabbia. Allora è successo un gran casino e mi hanno rispedito a casa.
- Che ci facevi ad Ardmore?
- Rialzavo i birilli del bowling.
- Sì, ma come mai sei finito laggiù?
- A Uvalde doveva esserci uno spettacolo e io avevo messo da parte i soldi per andarlo a vedere, ma lo spettacolo non è mai arrivato perché l'organizzatore è finito in galera per oscenità a Tyler, Texas. C'era uno spogliarello. Ho letto su un manifesto che lo spettacolo era in programma due settimane dopo ad Ardmore, in Oklahoma, e così sono andato ad Ardmore.
- Sei andato fino in Oklahoma solo per vedere quello spettacolo?
- Avevo messo da parte i soldi per andarci e volevo vederlo.
- E ad Ardmore l'hai visto?
- No. Non è mai arrivato nemmeno lì.
Blevins arrotolò un calzone della tuta e mostrò la gamba alla luce del fuoco.
- Ecco dove mi ha morso quel bastardo. Sembra il morso di un alligatore.
- E perché hai deciso di scappare in Messico? disse Rawlins.
- Per il tuo stesso motivo.
- E cioè?
- Perché sapevi che avrebbero piantato un gran casino se ti avessero trovato quaggiù.
- Nessuno mi sta correndo dietro.
Blevins srotolò il calzone e attizzò il fuoco con un bastone.
- Ho detto a quel figlio di puttana che non mi avrebbe mai più frustato e così è stato.
- Tuo padre?
- Mio padre non è mai tornato dalla guerra.
- Allora il tuo patrigno.
- Sì.
Rawlins si chinò in avanti a sputare nel fuoco.
- Gli hai sparato?
- No, ma l'avrei fatto. Lui lo sapeva.
- Che ci faceva un bulldog in una sala di bowling?
- Non è lì che mi ha morso. Nel bowling ci lavoravo soltanto.
- Cos'hai fatto per farti mordere?
- Nulla. Assolutamente nulla.
Rawlins tornò a sputare nel fuoco.
- Ma dov'eri?
- Tu fai troppe domande del cazzo. E piantala di sputare nel fuoco che c'è la nostra cena.
- Cosa? disse Rawlins.
- Ti ho detto di non sputare nel fuoco che c'è la nostra cena.
Rawlins guardò John Grady che era scoppiato a ridere. Poi guardò Blevins.
- La cena? disse. Vedrai che bella cenetta appena provi a masticare quella schifezza stopposa.
Blevins annuì.
- Se non vuoi la tua parte non hai che da dirmelo.
Dissotterrarono una roba fumante, rinsecchita come una mummia. Blevins appoggiò la lepre su una roccia piatta, tolse la pelle e mise nei piatti la carne raschiata via dalle ossa. L'innaffiarono di salsa piccante, l'arrotolarono nelle ultime tortillas e si misero a masticare
guardandosi in faccia.
- Be', disse Rawlins, non è poi così male.
- Niente affatto, disse Blevins. Ma in tutta sincerità non sapevo se era commestibile.
John Grady smise di mangiare e li guardò, poi riprese a masticare.
- Sembra che siate qui da più tempo di me. Pensavo che fossimo venuti insieme.
Il giorno dopo, sul sentiero diretto a sud, incontrarono gruppi di mercanti diretti al confine settentrionale su carri piuttosto scassati. Gli uomini dal volto scuro segnato dalle intemperie si tiravano dietro tre o quattro coppie di asinelli che barcollavano sotto il carico di candelilla, pellicce, pelli di capra, rotoli di corda di lechuguilla intrecciata a mano e sotol, una bevanda fermentata tenuta in barilotti e barattoli legati sui basti di rami. L'acqua era conservata in otri
di pelle di maiale o in recipienti di tela impermeabilizzata con cera di candelilla, provvisti di
spine di corno; alcuni portavano con sé donne e bambini e spingevano le bestie da soma ai lati della strada per far passare i caballeros, e quando i ragazzi auguravano loro buon giorno, annuivano sorridendo e si facevano da parte. Cercarono di comprare un po' d'acqua dalla carovana, ma non avevano monete che valessero così poco. Quando Rawlins offrì a un mercante cinquanta centavos per il mezzo penny d'acqua necessario a riempire le borracce, l'uomo non volle accettare nulla.
Prima di sera comprarono una borraccia di sotol e se la passarono più volte finché diventarono brilli. A un certo punto Rawlins bevve un sorso, tirò a sé il tappo attaccato alla catenella e l'avvitò, poi prese la cinghia della borraccia e si voltò per tirarla a Blevins, ma la
riprese al volo perché il cavallo di Blevins arrancava dietro di lui con la sella vuota. Rawlins, sorpreso, guardò l'animale, fermò il proprio cavallo e chiamò John Grady che stava poco più
avanti. John Grady si voltò a guardare.
- Dov'è Blevins?
- E chi lo sa! Lungo e tirato per terra da qualche parte, immagino.
Tornarono sui loro passi e Rawlins si tirò dietro il cavallo senza cavaliere. Blevins stava seduto in mezzo alla strada col cappello in testa.
- Ehi, disse vedendoli. Sono sbronzo perso.
Gli altri due fermarono i cavalli e lo guardarono.
- Riesci a stare in sella? disse Rawlins.
- È come chiedere se gli orsi cagano nella foresta!
- Certo che sì. Quando sono caduto ero a cavallo.
Si alzò barcollando e si guardò attorno. Vacillò e a tastoni raggiunse il cavallo. Si appoggiò al fianco della bestia e al ginocchio di Rawlins.
- Pensavo che ve ne foste andati lasciandomi qua, disse.
- La prossima volta non torneremo più a raccogliere il tuo culo secco.
John Grady si sporse a prendere le redini e tenne fermo il cavallo mentre Blevins montava faticosamente in sella.
- Dammi le redini, disse Blevins. Sono un cowboy, ecco quel che sono.
John Grady scosse la testa. Blevins si lasciò sfuggire le redini e nel tentativo di ricuperarle
rischiò di precipitare a terra. Ma riprese l'equilibrio e tirò le briglie facendo girare bruscamente l'animale.
- Sono un mago dei cavalli, cosa credete?
Piantò i talloni nei fianchi della bestia che si abbassò e scattò in avanti. Blevins cadde di schiena in mezzo alla strada.
Rawlins sputò disgustato.
- Lasciamolo qui quello stronzo, disse.
- Monta su quel maledetto cavallo, disse John Grady, e piantala di fare l'idiota.
All'imbrunire il cielo settentrionale si scurì e l'arida terra su cui marciavano si fece grigia a perdita d'occhio. Si riunirono in cima a un'altura e guardarono indietro. Sulla loro testa torreggiava il fronte di una tempesta e un vento fresco sferzava la loro faccia sudata. Si accasciarono sulla sella e si guardarono stralunati. In lontananza fra i nuvoloni neri balenavano lampi silenziosi che sembravano saldature incandescenti tra fumi di metallo fuso. Pareva che riparassero un guasto nell'oscurità metallica del mondo.
- Sta per venire un diluvio, osservò Rawlins.
- Bisogna trovare un riparo, disse Blevins.
Rawlins rise e scosse la testa.
- Ma sentilo. E dove pensi di andare? chiese John Grady.
- Non so. Ma da qualche parte devo andare.
- Perché devi trovare un riparo?
- Per i fulmini.
- I fulmini?
- Sì.
- Sembri diventato sobrio tutto d'un colpo, disse Rawlins.
- Hai paura dei fulmini? disse John Grady.
- Mi beccano subito, garantito al cento per cento.
Rawlins indicò la borraccia appesa al pomo della sella di John Grady.
- Non dargli più quella merda. Ha già il delirium tremens.
- È una sfiga ereditaria, disse Blevins. Mio nonno è rimasto fulminato sul montacarichi di una miniera del West Virginia, il fulmine è sceso nel pozzo a beccarlo, cinquanta metri sotto terra; non ha nemmeno aspettato che uscisse all'aperto. Hanno dovuto raffreddare il montacarichi a secchiate prima di tirarlo fuori, lui e altri due. Erano abbrustoliti come bacon. Il fratello maggiore di mio padre è stato fulminato nel 1904 a Batson Field mentre era su una torre di
trivellazione; la torre era di legno ma il fulmine l'ha beccato lo stesso e non aveva ancora diciannove anni. Un prozio di mia madre, ho detto mia madre, è rimasto fulminato a cavallo; il cavallo non s'è fatto niente, ma lui è rimasto stecchito, hanno dovuto tagliare la cintura perché la fibbia era fusa, e un cugino che ha solo quattro anni più di me s'è beccato un fulmine in cortile mentre tornava dalla stalla ed è rimasto paralizzato a metà, non solo, ma il fulmine gli ha fuso le otturazioni dei denti che si sono saldate fra loro e gli hanno inchiodato la bocca.
- Te l'avevo detto, osservò Rawlins. È completamente fuori di testa.
(…)
 

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