Giovanni Boldini - Coppia di cavalla bianchi
da Cavalli selvaggi – Cormac
McCarty
(…)
Proseguirono e lungo il fondovalle erboso incontrarono
qua e là mucche pezzate come gatti o come gusci di tartarughe che al loro
passaggio si allontanavano fra gli arbusti spinosi o li guardavano dai pendii
laterali di quell'antica terra digradante a est. Alla sera si accamparono sulle
colline e arrostirono una lepre presa da Blevins con la pistola. Il ragazzino
la sventrò con il coltello a serramanico, la interrò sotto la sabbia senza
scuoiarla e vi accese un fuoco sopra dicendo che gli indiani facevano così.
- Hai mai mangiato una lepre? chiese Rawlins.
Blevins scosse la testa.
- Non ancora, disse.
- È meglio che ci metti altra legna se vuoi mangiarla.
- Cuocerà.
- Qual è la cosa più strana che hai mangiato?
- La cosa più strana?
Le ostriche, disse Blevins.
- Ostriche vere o
ostriche di montagna?
- Ostriche vere.
- Com'erano cotte?
- Non erano cotte. Si
mangiano crude, nella conchiglia. Con un po' di salsa piccante.
- E le hai mangiate?
- Certo.
- Che gusto hanno?
- Più o meno quello
che mi aspettavo.
Continuarono a
guardare il fuoco.
Di dove sei, Blevins?
chiese Rawlins.
Blevins guardò
Rawlins e tornò a fissare il fuoco.
- Uvalde County,
disse. Dalle parti del Sabinal River.
- Perché sei scappato
di casa?
- E tu?
- Io ho diciassette
anni, posso andare dove mi pare.
- Anch'io.
John Grady fumava appoggiato
alla sella con le gambe incrociate in avanti.
- Eri già scappato
una volta, vero? chiese.
- Sì.
- E ti hanno
acciuffato?
- Sì. Lavoravo a
rialzare i birilli in una sala di bowling ad Ardmore, in Oklahoma, e un bulldog
mi ha morso la gamba strappandomi un pezzo di ciccia grande come una bistecca. Così
m'è venuta l'infezione e il tipo per cui lavoravo mi ha portato dal dottore che
ha pensato mi fossi beccato la rabbia. Allora è successo un gran casino e mi
hanno rispedito a casa.
- Che ci facevi ad
Ardmore?
- Rialzavo i birilli
del bowling.
- Sì, ma come mai sei
finito laggiù?
- A Uvalde doveva
esserci uno spettacolo e io avevo messo da parte i soldi per andarlo a vedere,
ma lo spettacolo non è mai arrivato perché l'organizzatore è finito in galera
per oscenità a Tyler, Texas. C'era uno spogliarello. Ho letto su un manifesto
che lo spettacolo era in programma due settimane dopo ad Ardmore, in Oklahoma, e
così sono andato ad Ardmore.
- Sei andato fino in Oklahoma
solo per vedere quello spettacolo?
- Avevo messo da
parte i soldi per andarci e volevo vederlo.
- E ad Ardmore l'hai
visto?
- No. Non è mai
arrivato nemmeno lì.
Blevins arrotolò un calzone
della tuta e mostrò la gamba alla luce del fuoco.
- Ecco dove mi ha
morso quel bastardo. Sembra il morso di un alligatore.
- E perché hai deciso
di scappare in Messico? disse Rawlins.
- Per il tuo stesso
motivo.
- E cioè?
- Perché sapevi che avrebbero
piantato un gran casino se ti avessero trovato quaggiù.
- Nessuno mi sta
correndo dietro.
Blevins srotolò il
calzone e attizzò il fuoco con un bastone.
- Ho detto a quel
figlio di puttana che non mi avrebbe mai più frustato e così è stato.
- Tuo padre?
- Mio padre non è mai
tornato dalla guerra.
- Allora il tuo
patrigno.
- Sì.
Rawlins si chinò in
avanti a sputare nel fuoco.
- Gli hai sparato?
- No, ma l'avrei
fatto. Lui lo sapeva.
- Che ci faceva un
bulldog in una sala di bowling?
- Non è lì che mi ha
morso. Nel bowling ci lavoravo soltanto.
- Cos'hai fatto per
farti mordere?
- Nulla.
Assolutamente nulla.
Rawlins tornò a
sputare nel fuoco.
- Ma dov'eri?
- Tu fai troppe
domande del cazzo. E piantala di sputare nel fuoco che c'è la nostra cena.
- Cosa? disse
Rawlins.
- Ti ho detto di non
sputare nel fuoco che c'è la nostra cena.
Rawlins guardò John
Grady che era scoppiato a ridere. Poi guardò Blevins.
- La cena? disse.
Vedrai che bella cenetta appena provi a masticare quella schifezza stopposa.
Blevins annuì.
- Se non vuoi la tua
parte non hai che da dirmelo.
Dissotterrarono una
roba fumante, rinsecchita come una mummia. Blevins appoggiò la lepre su una
roccia piatta, tolse la pelle e mise nei piatti la carne raschiata via dalle
ossa. L'innaffiarono di salsa piccante, l'arrotolarono nelle ultime tortillas e
si misero a masticare
guardandosi in faccia.
- Be', disse Rawlins,
non è poi così male.
- Niente affatto,
disse Blevins. Ma in tutta sincerità non sapevo se era commestibile.
John Grady smise di mangiare
e li guardò, poi riprese a masticare.
- Sembra che siate
qui da più tempo di me. Pensavo che fossimo venuti insieme.
Il giorno dopo, sul sentiero
diretto a sud, incontrarono gruppi di mercanti diretti al confine settentrionale
su carri piuttosto scassati. Gli uomini dal volto scuro segnato dalle intemperie
si tiravano dietro tre o quattro coppie di asinelli che barcollavano sotto il
carico di candelilla, pellicce, pelli di capra, rotoli di corda di lechuguilla intrecciata
a mano e sotol, una bevanda fermentata tenuta in barilotti e barattoli legati
sui basti di rami. L'acqua era conservata in otri
di pelle di maiale o
in recipienti di tela impermeabilizzata con cera di candelilla, provvisti di
spine di corno;
alcuni portavano con sé donne e bambini e spingevano le bestie da soma ai lati
della strada per far passare i caballeros, e quando i ragazzi auguravano loro
buon giorno, annuivano sorridendo e si facevano da parte. Cercarono di comprare
un po' d'acqua dalla carovana, ma non avevano monete che valessero così poco.
Quando Rawlins offrì a un mercante cinquanta centavos per il mezzo penny
d'acqua necessario a riempire le borracce, l'uomo non volle accettare nulla.
Prima di sera
comprarono una borraccia di sotol e se la passarono più volte finché diventarono
brilli. A un certo punto Rawlins bevve un sorso, tirò a sé il tappo attaccato alla
catenella e l'avvitò, poi prese la cinghia della borraccia e si voltò per tirarla
a Blevins, ma la
riprese al volo
perché il cavallo di Blevins arrancava dietro di lui con la sella vuota.
Rawlins, sorpreso, guardò l'animale, fermò il proprio cavallo e chiamò John Grady
che stava poco più
avanti. John Grady si
voltò a guardare.
- Dov'è Blevins?
- E chi lo sa! Lungo
e tirato per terra da qualche parte, immagino.
Tornarono sui loro
passi e Rawlins si tirò dietro il cavallo senza cavaliere. Blevins stava seduto
in mezzo alla strada col cappello in testa.
- Ehi, disse
vedendoli. Sono sbronzo perso.
Gli altri due
fermarono i cavalli e lo guardarono.
- Riesci a stare in
sella? disse Rawlins.
- È come chiedere se
gli orsi cagano nella foresta!
- Certo che sì.
Quando sono caduto ero a cavallo.
Si alzò barcollando e
si guardò attorno. Vacillò e a tastoni raggiunse il cavallo. Si appoggiò al
fianco della bestia e al ginocchio di Rawlins.
- Pensavo che ve ne foste
andati lasciandomi qua, disse.
- La prossima volta
non torneremo più a raccogliere il tuo culo secco.
John Grady si sporse
a prendere le redini e tenne fermo il cavallo mentre Blevins montava
faticosamente in sella.
- Dammi le redini, disse
Blevins. Sono un cowboy, ecco quel che sono.
John Grady scosse la testa.
Blevins si lasciò sfuggire le redini e nel tentativo di ricuperarle
rischiò di
precipitare a terra. Ma riprese l'equilibrio e tirò le briglie facendo girare
bruscamente l'animale.
- Sono un mago dei
cavalli, cosa credete?
Piantò i talloni nei fianchi
della bestia che si abbassò e scattò in avanti. Blevins cadde di schiena in mezzo
alla strada.
Rawlins sputò
disgustato.
- Lasciamolo qui
quello stronzo, disse.
- Monta su quel
maledetto cavallo, disse John Grady, e piantala di fare l'idiota.
All'imbrunire il
cielo settentrionale si scurì e l'arida terra su cui marciavano si fece grigia
a perdita d'occhio. Si riunirono in cima a un'altura e guardarono indietro.
Sulla loro testa torreggiava il fronte di una tempesta e un vento fresco
sferzava la loro faccia sudata. Si accasciarono sulla sella e si guardarono stralunati.
In lontananza fra i nuvoloni neri balenavano lampi silenziosi che sembravano
saldature incandescenti tra fumi di metallo fuso. Pareva che riparassero un
guasto nell'oscurità metallica del mondo.
- Sta per venire un
diluvio, osservò Rawlins.
- Bisogna trovare un
riparo, disse Blevins.
Rawlins rise e scosse
la testa.
- Ma sentilo. E dove
pensi di andare? chiese John Grady.
- Non so. Ma da
qualche parte devo andare.
- Perché devi trovare
un riparo?
- Per i fulmini.
- I fulmini?
- Sì.
- Sembri diventato
sobrio tutto d'un colpo, disse Rawlins.
- Hai paura dei
fulmini? disse John Grady.
- Mi beccano subito, garantito
al cento per cento.
Rawlins indicò la borraccia
appesa al pomo della sella di John Grady.
- Non dargli più
quella merda. Ha già il delirium tremens.
- È una sfiga
ereditaria, disse Blevins. Mio nonno è rimasto fulminato sul montacarichi di
una miniera del West Virginia, il fulmine è sceso nel pozzo a beccarlo, cinquanta
metri sotto terra; non ha nemmeno aspettato che uscisse all'aperto. Hanno dovuto
raffreddare il montacarichi a secchiate prima di tirarlo fuori, lui e altri due.
Erano abbrustoliti come bacon. Il fratello maggiore di mio padre è stato
fulminato nel 1904 a Batson Field mentre era su una torre di
trivellazione; la
torre era di legno ma il fulmine l'ha beccato lo stesso e non aveva ancora
diciannove anni. Un prozio di mia madre, ho detto mia madre, è rimasto
fulminato a cavallo; il cavallo non s'è fatto niente, ma lui è rimasto stecchito,
hanno dovuto tagliare la cintura perché la fibbia era fusa, e un cugino che ha
solo quattro anni più di me s'è beccato un fulmine in cortile mentre tornava dalla
stalla ed è rimasto paralizzato a metà, non solo, ma il fulmine gli ha fuso le otturazioni
dei denti che si sono saldate fra loro e gli hanno inchiodato la bocca.
- Te l'avevo detto,
osservò Rawlins. È completamente fuori di testa.
(…)
Nessun commento:
Posta un commento