Quand’era
picciliddro, e quindi non ancora Cavaliere, il futuro Cavaliere vide un compagnuccio
che stava a mangiarsi una grossa mela.
Gliene venne gana
irresistibile. Facendo finta di niente, si accostò al compagnuccio, gli strappò
la mela e la pigliò a morsi.
La zia monaca del
futuro Cavaliere, che era una santa fìmmina, a quella scena aspramente
rimproverò il nipote.
“Non sono stato io a
rubare la mela” - ribatté il picciliddro continuando a dare morsi al frutto - “La
colpa è tutta del mio compagno che se l’è lasciata rubare”.
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