6 agosto 2018

da “La signora del miele” - Fanny Buitrago

dipinto di fernando Botero
da “La signora del miele” - Fanny Buitrago

(…)
Quando dona Ramonita Céspedes de Ucròs fu lì lì per morire, chiamò la sua figlioccia e le affidò Galaor, il suo unico figlio.
“Abbi cura di lui, ragazza mia, perché rimane solo al mondo. Lo lascio nelle tue mani. E’ figlio impareggiabile e bello, come non ce ne sono. Abbi cura di lui! Me lo prometti?”
“Sì, msdrina.” Teodora soffocò un singhiozzo, aggrappandosi alla sponda del letto.
Adagiata sui cuscini e sulle lenzuola profumati di verbena, dona Ramonita si passò la lingua sulle labbra aride e aspirò l’aria fresca che entrava dalla finestra socchiusa. Le forze non l’avevano del tutto abbandonata e allontanò Teodora con una gomitata.
“Certo, bada bene a non ambire a qualcosa di più. E non lo guardare come un uomo. No. E’ intoccabile. Fai finta che sia il curato, il re di Roma o San Michele Arcangelo. Ti è proibito. Aiutalo a trovare una buona moglie, con possibilità economiche, cognomi senza macchia e molte virtù: casalinga e laboriosa.”
“Come vuole lei, madrina.”
Poiché Teodora piagnucolava senza posa e per ogni evenienza, dona Ramonita elencò le uniche donne che avrebbero potuto interessare Galaor. le signorine Barraza, le Del Rosal, le Baquero e le Arantza…

 (…)
Traduzione di Antonella Donazzan

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