dipinto di Fernando Botero
da “La signora del miele”
- Fanny Buitrago
(…)
Peruchito
aveva fretta e, in preda all’eccitazione, sbagliò strada. Invece di andare in
direzione della piazza, corse verso l’angolo da cui arrivavano quegli strani
suoni e altri fuochi non artificiali.
Teodora
lo seguì come una sonnambula. intorpidita, con il vestito pieno di polvere e lo
stomaco vuoto, si fermò, come una vespa attirata in una madia dal succo di
canna, sotto le finestre che sembravano ondeggiare.
Rimase
lì, aggrappata all’inferriata, ad ascoltare i fremiti, i balbettii, le
suppliche, il frastuono della carne e i suoni dell’estasi, “Galaoooorrrr…!!!
Cosìì così sìsì sì sì sìììì, come il prigioniero innocente che assiste alla
propria esecuzione, mentre il bambino, avvinghiato alle sue gambe e al suo
sedere, diceva:
“E’
tutto il pomeriggio che stanno giocando a chissà cosa. Don Galaor e la
signorina che è andata a trovarlo. E anche nella casa qui di fianco, e in
quella di fronte e di traverso. Giocheranno a guardie e ladri? O a gridare e
non rispondere? Boh! E loro dagli e ridagli… ma a che cosa?”.
(…)
Traduzione di
Antonella Donazzan
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