5 dicembre 2018

da “Cronache di un gatto viaggiatore” - Hiro Arikawa

da “Cronache di un gatto viaggiatore” - Hiro Arikawa

Da quel giorno, ogni sera trovavo croccantini vicino alla station wagon argento, dietro la ruota posteriore. Esattamente una manciata d’uomo, che per il pasto di un gatto era più che sufficiente. Il ragazzo che era salito su per le scale del palazzo me li veniva a portare di notte senza un orario preciso. Se per caso ero presente si prendeva in cambio una toccatina, ma anche quando non c’ero i croccantini venivano collocati lì con cura. A volte capitava che un altro gatto se li mangiasse prima di me o che, anche se aspettavo fino al mattino, lui non venisse a portarmeli perché magari era uscito; ma nel complesso avevo un pasto al giorno assicurato. Be’, gli esseri umani sono creature capricciose, per cui non si può fare totale affidamento su di loro. Ma lasciare che la propria ancora di salvezza venga sballottata di qua e di là è il lato divertente dell’essere randagi.
Eravamo due conoscenti non troppo intimi. E proprio quando la nostra frequentazione si era stabilizzata su quel senso di giusta distanza, il destino è venuto a portare nella nostra relazione un grande cambiamento.
Un destino doloroso, soprattutto per me.
Una notte, mentre stavo attraversando la strada, sono stato improvvisamente colpito dal bagliore dei fari di un’auto. Quando mi sono messo a correre come un fulmine per cercare di schivarla, è risuonato assordante il clacson. E non è stato affatto un bene.
Per lo spavento la mia corsa ha rallentato un istante e io, che avrei dovuto guadagnarmi la fuga con ampio margine, sono rimasto travolto per mezzo passo di meno. Bam! Sono stato sbalzato via con un impatto tremendo, senza capire cosa diavolo fosse successo né tantomeno come.
Solo dopo mi sono reso conto di essere stato scaraventato dentro un cespuglio sul bordo della strada. Avevo dolore in tutto il corpo, come non ne avevo mai provato da quando ero nato.
Ah… però almeno sono vivo. Mannaggia, che guaio che mi è capitato!
Ho fatto per alzarmi e…
Ughiaaaaa!!! ho urlato. Che male – che male – che male! La zampa posteriore destra mi fa male da morire! Sopraffatto dal dolore, mi sono contorto cercando di leccarmi la ferita, ma… Oh no! L’osso sporgeva fuori.

Traduzione dal giapponese di Daniela Guarino

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