da “I segreti della tavola di Montalbano” – Stefania Campo
“Gli era smorcato il solito pititto lupigno, forse perché da tempo non aveva dormito accussì bene. Lo sfogo fatto a Livia l’aveva come alleggerito, gli aveva fatto ritrovare la giusta misura di se stesso. Gli venne gana di babbiare. Interuppe subito Calogero che aveva principiato la breve litania del menù:
‘Oggi mi andrebbe una cotoletta alla milanese’.
‘Davvero?!’ fece strammato Calogero, sostenendosi al tavolino per non cadere.
‘E tu pensi che io la cotoletta la vengo a domandare a tia? Sarebbe come pretendere la santa Messa da un monaco buddista. Che hai oggi?’.
‘Spaghetti al nìvuro di siccia’.
‘Portameli. E dopo?’.
‘Polpettine di polipetti’.
‘Di queste, portamene una decina’”. (L’odore della notte)
“Gli era smorcato il solito pititto lupigno, forse perché da tempo non aveva dormito accussì bene. Lo sfogo fatto a Livia l’aveva come alleggerito, gli aveva fatto ritrovare la giusta misura di se stesso. Gli venne gana di babbiare. Interuppe subito Calogero che aveva principiato la breve litania del menù:
‘Oggi mi andrebbe una cotoletta alla milanese’.
‘Davvero?!’ fece strammato Calogero, sostenendosi al tavolino per non cadere.
‘E tu pensi che io la cotoletta la vengo a domandare a tia? Sarebbe come pretendere la santa Messa da un monaco buddista. Che hai oggi?’.
‘Spaghetti al nìvuro di siccia’.
‘Portameli. E dopo?’.
‘Polpettine di polipetti’.
‘Di queste, portamene una decina’”. (L’odore della notte)
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