Rinchiude
una comunità
di
abbienti benpensanti
nel
sontuoso salone della formalità,
immobile
e gelatinosa,
in
Calle de la Providencia.
“E come al teatro,
cominci lo spettacolo!”
I
commensali ridono
al
tonfo del cameriere
mentre
salgono sul palcoscenico
allestito
dall’Angelo Sterminatore.
E
osserva Luis,
osserva
le loro stramberie.
Le
costruisce, le scolpisce,
le ripete
incessantemente,
e le
infilza di ironia,
mentre
beffardo sorride dietro
la macchina
della magia.
Poi ce
le rimanda sullo schermo
in
forma di luminosa poesia
in
Bianco e Nero.
I
convitati si uccidono,
e l’Angelo
giustizia ogni ipocrisia.
Arma letale
è la punta
aguzza
del surrealismo
dissacrante
e affilata,
quasi
come le zampe di gallina
che
spuntano da una elegante borsa
o le pecore
sotto il tavolo.
L’immobilismo
di secoli non si smuove,
e
quando esce finalmente dal ricco salone,
Bunuel
lo rinchiude in una chiesa,
vero
tempio dell’immutabile.
Hai
ragione Luis,
non c’è
soluzione o spiegazione
alla
staticità della borghesia.
– “Lei
puzza di iena!” –
– “Che
cosa?” –
– “Dico
che lei puzza di iena, Signora.” –
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