Mario Tozzi - Testina. Serigrafia 1973.
da “La lupa” – Giovanni Verga
Poco dopo, Nanni
s'ebbe nel petto un calcio dal mulo, e fu per morire; ma il parroco ricusò di
portargli il Signore se la Lupa non usciva di casa. La Lupa se ne andò, e suo
genero allora si potè preparare ad andarsene anche lui da buon cristiano; si
confessò e comunicò con tali segni di pentimento e di contrizione che tutti i
vicini e i curiosi piangevano davanti al letto del moribondo. E meglio sarebbe
stato per lui che fosse morto in quel giorno, prima che il diavolo tornasse a
tentarlo e a ficcarglisi nell'anima e nel corpo quando fu guarito. “Lasciatemi
stare!” diceva alla Lupa “Per carità,
lasciatemi in pace! Io ho visto la morte cogli occhi! La povera Maricchia non
fa che disperarsi. Ora tutto il paese lo sa! Quando non vi vedo è meglio per
voi e per me... Ed avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli
della Lupa, che quando gli si ficcavano ne' suoi gli facevano perdere l'anima
ed il corpo. Non sapeva più che fare per svincolarsi dall'incantesimo. Pagò
delle messe alle anime del Purgatorio, e andò a chiedere aiuto al parroco e al
brigadiere. A Pasqua andò a confessarsi, e fece pubblicamente sei palmi di
lingua a strasciconi sui ciottoli del sacrato innanzi alla chiesa, in penitenza
- e poi, come la Lupa tornava a tentarlo: “Sentite!” le disse, “non ci venite
più nell'aia, perché se tornate a cercarmi, com'è vero Iddio, vi ammazzo!”
“Ammazzami,” rispose la Lupa, “ché non me ne importa; ma senza di te non voglio
starci.”
Egli come la
scorse da lontano, in mezzo a' seminati verdi, lasciò di zappare la vigna, e
andò a staccare la scure dall'olmo. La Lupa lo vide venire, pallido e
stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol
passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di
manipoli di papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri. “Ah! malanno all'anima vostra!” balbettò
Nanni.
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