Joaquin Sorolla - Alqueria Valenciana
Poema della periferia – Marina Cvetaeva
E fino a quando il deserto della gloria
non avrà insabbiato le mie labbra,
canterò ponti e barriere –
i più semplici luoghi.
E finché non sarò impagliata tutta
nei lacci di anime oblique,
prenderò – la più tremenda nota,
canterò – l’ultima vita.
Il pianto delle ciminiere.
Il paradiso di orti.
La vanga e il dente.
Il ciuffo di imberbi.
Il giorno senza data.
Il salice malato.
La vita a nudo.
La puzza di sangue.
Di sudati e in carne,
di sudati e smunti:
“Scendiamo in piazza?”
Come nei quadri
soltanto, nelle odi solo
e sulle tele: urlo
di chi non ha lavoro,
ruggito di imberbi.
Inferno: in verità
sì, ma anche giardino –
per donne e soldati,
per cani sfiancati,
per ragazzini.
“Paradiso – come risse?
Senza gli ossi
dei banchetti?
Senza lussi?
Con toppe?”
- Invano avete pianto!
Giacché: a ciascuno
Il suo.
***
Qui – passioni bruciacchiate, arrugginite:
dinamite di Stati!
Qui gli incendi non sono rari:
sobborghi a fuoco!
Qui – odio all’ingrosso, in branco:
mitraglia di vendette!
Qui spesso si abbattono diluvi:
sobborghi a nuoto!
Qui si paga! Qui si giura su Dio
e sulla propria gobba!
Qui gioventù canta da sé
come di morte.
***
Qui le madri, addormentati i figli…
Croci, ponti, barriere – di periferie!
Qui i padri, venduta la figlia minore
per un bicchiere…
Ortica, sentieri…
- Lasciami
andare…
traduzione di Serena Vitale
da Marina Cvetaeva, Dopo la Russia, a cura di Serena Vitale
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti
E fino a quando il deserto della gloria
non avrà insabbiato le mie labbra,
canterò ponti e barriere –
i più semplici luoghi.
E finché non sarò impagliata tutta
nei lacci di anime oblique,
prenderò – la più tremenda nota,
canterò – l’ultima vita.
Il pianto delle ciminiere.
Il paradiso di orti.
La vanga e il dente.
Il ciuffo di imberbi.
Il giorno senza data.
Il salice malato.
La vita a nudo.
La puzza di sangue.
Di sudati e in carne,
di sudati e smunti:
“Scendiamo in piazza?”
Come nei quadri
soltanto, nelle odi solo
e sulle tele: urlo
di chi non ha lavoro,
ruggito di imberbi.
Inferno: in verità
sì, ma anche giardino –
per donne e soldati,
per cani sfiancati,
per ragazzini.
“Paradiso – come risse?
Senza gli ossi
dei banchetti?
Senza lussi?
Con toppe?”
- Invano avete pianto!
Giacché: a ciascuno
Il suo.
***
Qui – passioni bruciacchiate, arrugginite:
dinamite di Stati!
Qui gli incendi non sono rari:
sobborghi a fuoco!
Qui – odio all’ingrosso, in branco:
mitraglia di vendette!
Qui spesso si abbattono diluvi:
sobborghi a nuoto!
Qui si paga! Qui si giura su Dio
e sulla propria gobba!
Qui gioventù canta da sé
come di morte.
***
Qui le madri, addormentati i figli…
Croci, ponti, barriere – di periferie!
Qui i padri, venduta la figlia minore
per un bicchiere…
Ortica, sentieri…
- Lasciami
andare…
traduzione di Serena Vitale
da Marina Cvetaeva, Dopo la Russia, a cura di Serena Vitale
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti
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