6 novembre 2017

da “Nel nido della cicogna” di Riccardo De Pietri e Giorgia Righi

Tiziano - Diana e Callisto
da “Nel nido della cicogna” di Riccardo De Pietri e Giorgia Righi

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Morto il nonno, più nessuno poteva impedirle di sapere. Lesse, infatti, che in epoca arcaica esisteva a Efeso il culto di una dea della fertilità legata probabilmente al mito delle Amazzoni.
Quando colonizzarono quella zona, i Greci sostituirono quel culto con quello di Artemide, la loro dea della caccia, cui in epoca successiva i Romani, senza mutare nulla delle sue peculiarità, diedero nome Diana.
Tuttavia, le caratteristiche fisiche che distinguevano la dea asiatica da quella greca furono subito evidenti a Diana che confrontò le fotografie delle statue: mentre quelle greche mostravano un’atletica e bellissima giovane munita di arco e frecce, le statue provenienti dall’epoca arcaica la rappresentavano ritta in piedi con il tipico copricapo orientale a forma di cilindro, le gambe e il bacino fasciati come fossero un sarcofago adorno di teste taurine, mentre il busto nudo era ricoperto di numerosi seni.
Diana era rimasta colpita dalle fotografie e dagli appunti che aveva trovato. Aveva letto che nel 431 d.C. durante il concilio ecumenico tenuto a Efeso, la Chiesa si occupò principalmente di sancire la natura della Vergine Maria Madre di Dio e, di conseguenza, di tutta l’umanità.
Secondo una delle tradizioni del luogo, sia cristiana sia musulmana, Maria, affidata all’apostolo Giovanni da Gesù stesso quando era già sulla croce, fu a Efeso che trascorse gli ultimi anni della sua vita e fu a Efeso, riconosciuta come l’ultima dimora di Maria, fu meta nei secoli di pellegrinaggi da parte di numerosi fedeli e di diversi papi.
Il culto di Diana fu sostituito dai cristiani con quello della Madonna: divenuto il cristianesimo religione di Stato, si cominciò a venerare Maria mentre la Chiesa incoraggiava la distruzione di tutto ciò che rimaneva del paganesimo. Il grande tempio ionico dedicato alla dea, una delle Sette Meraviglie del mondo antico, fino ad allora molto noto e frequentato, straordinario per dimensioni e per caratteristiche architettoniche, fu negli anni abbandonato, saccheggiato e poi smantellato. Tutte le statue di Diana furono distrutte.

Morto il nonno da alcuni mesi, Diana si Avventurò nei luoghi in cui, prima di lei e senza di lei, William era andato alla ricerca del materiale storico e artistico che gli avrebbe permesso di completare la sua complessa e affascinante investigazione sulla dea.
Il viaggio a Efeso fu risolutivo dei suoi dubbi e illuminante nelle sue risposte. Aveva diciannove anni ed era l’estate della sua maturità classica.
nonostante i rischi connessi al suo avventurarsi in luoghi potenzialmente pericolosi per una donna sola, era partita senza nessuno accanto. Aveva l’intima necessità di rispondere a tutti i quesiti ancora privi di risposte senza subire opinioni esterne, giudizi, o pressioni di alcun genere. In piena solitudine, partiva alla ricerca consapevole delle proprie origini. Voleva conoscere i culti più antichi e arcani della dea di cui portava il nome e scoprirne la loro genesi.

Come quando era bambina andava nei boschi con nonno William, era arrivata a Efeso carica di emozioni e di speranze.
Appena scesa dall’autobus, il suo sguardo fu attirato verso l’alto da una grande ombra che a tratti le copriva il sole: era la bandiera turca che si ergeva su un altissimo palo all’ingresso del sito archeologico.
Su uno sfondo rosso vivo una falce di luna e una stella a cinque punte, entrambe bianche, sventolavano in un cielo limpido. Fino a quel momento non si era mai chiesta nulla sulla simbologia di quella bandiera, ma ora, incuriosita dalla luna, chiese informazione a una giovane guida che si mostrò felice di trasmettere notizie che non fossero soltanto indicazioni per raggiungere il luogo.
Forse nella speranza di ottenere un obolo, più probabilmente per orgoglio intellettuale, la ragazza cominciò a raccontarle delle tante leggende che nel tempo avevano tentato di ricostruire la complessa e antica origine dei due simboli presenti sulla bandiera. Diana l’ascoltava con un interesse che andava oltre il puro sapere poiché sperava di udire, ancora una volta, qualcosa che le parlasse di sé e della dea.
E fu esaudita, perché proprio a testimoniare la diffusione del culto di Diana in quella zona, una di quelle tradizioni voleva che la luna calante e la stella della bandiera non fossero simboli recenti, ma che avessero preceduto l’avvento di Maometto e dell’Islam.
La ragazza le disse che la falce di luna, secondo alcuni studiosi, era un emblema precristiano simbolo della dea pagana Diana, mentre la stella era stata probabilmente aggiunta come immagine del culto mariano dell’imperatore Costantino nel IV secolo d.C. quando dedicò la città di Efeso a Maria Vergine.
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