Tiziano - Diana e Callisto
da “Nel nido della cicogna” di Riccardo De Pietri e
Giorgia Righi
(…)
Morto il nonno, più
nessuno poteva impedirle di sapere. Lesse, infatti, che in epoca arcaica
esisteva a Efeso il culto di una dea della fertilità legata probabilmente al
mito delle Amazzoni.
Quando colonizzarono
quella zona, i Greci sostituirono quel culto con quello di Artemide, la loro
dea della caccia, cui in epoca successiva i Romani, senza mutare nulla delle
sue peculiarità, diedero nome Diana.
Tuttavia, le
caratteristiche fisiche che distinguevano la dea asiatica da quella greca
furono subito evidenti a Diana che confrontò le fotografie delle statue: mentre
quelle greche mostravano un’atletica e bellissima giovane munita di arco e
frecce, le statue provenienti dall’epoca arcaica la rappresentavano ritta in
piedi con il tipico copricapo orientale a forma di cilindro, le gambe e il
bacino fasciati come fossero un sarcofago adorno di teste taurine, mentre il
busto nudo era ricoperto di numerosi seni.
Diana era rimasta
colpita dalle fotografie e dagli appunti che aveva trovato. Aveva letto che nel
431 d.C. durante il concilio ecumenico tenuto a Efeso, la Chiesa si occupò
principalmente di sancire la natura della Vergine Maria Madre di Dio e, di conseguenza, di tutta l’umanità.
Secondo una delle
tradizioni del luogo, sia cristiana sia musulmana, Maria, affidata all’apostolo
Giovanni da Gesù stesso quando era già sulla croce, fu a Efeso che trascorse
gli ultimi anni della sua vita e fu a Efeso, riconosciuta come l’ultima dimora
di Maria, fu meta nei secoli di pellegrinaggi da parte di numerosi fedeli e di
diversi papi.
Il culto di Diana fu
sostituito dai cristiani con quello della Madonna: divenuto il cristianesimo
religione di Stato, si cominciò a venerare Maria mentre la Chiesa incoraggiava
la distruzione di tutto ciò che rimaneva del paganesimo. Il grande tempio
ionico dedicato alla dea, una delle Sette Meraviglie del mondo antico, fino ad
allora molto noto e frequentato, straordinario per dimensioni e per
caratteristiche architettoniche, fu negli anni abbandonato, saccheggiato e poi
smantellato. Tutte le statue di Diana furono distrutte.
Morto il nonno da
alcuni mesi, Diana si Avventurò nei luoghi in cui, prima di lei e senza di lei,
William era andato alla ricerca del materiale storico e artistico che gli
avrebbe permesso di completare la sua complessa e affascinante investigazione
sulla dea.
Il viaggio a Efeso fu
risolutivo dei suoi dubbi e illuminante nelle sue risposte. Aveva diciannove
anni ed era l’estate della sua maturità classica.
nonostante i rischi
connessi al suo avventurarsi in luoghi potenzialmente pericolosi per una donna
sola, era partita senza nessuno accanto. Aveva l’intima necessità di rispondere
a tutti i quesiti ancora privi di risposte senza subire opinioni esterne,
giudizi, o pressioni di alcun genere. In piena solitudine, partiva alla ricerca
consapevole delle proprie origini. Voleva conoscere i culti più antichi e
arcani della dea di cui portava il nome e scoprirne la loro genesi.
Come quando era
bambina andava nei boschi con nonno William, era arrivata a Efeso carica di
emozioni e di speranze.
Appena scesa dall’autobus,
il suo sguardo fu attirato verso l’alto da una grande ombra che a tratti le
copriva il sole: era la bandiera turca che si ergeva su un altissimo palo all’ingresso
del sito archeologico.
Su uno sfondo rosso
vivo una falce di luna e una stella a cinque punte, entrambe bianche,
sventolavano in un cielo limpido. Fino a quel momento non si era mai chiesta
nulla sulla simbologia di quella bandiera, ma ora, incuriosita dalla luna,
chiese informazione a una giovane guida che si mostrò felice di trasmettere
notizie che non fossero soltanto indicazioni per raggiungere il luogo.
Forse nella speranza
di ottenere un obolo, più probabilmente per orgoglio intellettuale, la ragazza
cominciò a raccontarle delle tante leggende che nel tempo avevano tentato di
ricostruire la complessa e antica origine dei due simboli presenti sulla
bandiera. Diana l’ascoltava con un interesse che andava oltre il puro sapere poiché
sperava di udire, ancora una volta, qualcosa che le parlasse di sé e della dea.
E fu esaudita, perché
proprio a testimoniare la diffusione del culto di Diana in quella zona, una di
quelle tradizioni voleva che la luna calante e la stella della bandiera non
fossero simboli recenti, ma che avessero preceduto l’avvento di Maometto e dell’Islam.
La ragazza le disse
che la falce di luna, secondo alcuni studiosi, era un emblema precristiano
simbolo della dea pagana Diana, mentre la stella era stata probabilmente
aggiunta come immagine del culto mariano dell’imperatore Costantino nel IV
secolo d.C. quando dedicò la città di Efeso a Maria Vergine.
(…)
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