Tu
rotonda che il caldo di due mani
propaghi
su nel volo, spensierata,
come se
fosse il tuo; ciò che non può restare
negli
oggetti, per loro troppo lieve,
poco
cosa ma ancora troppo cosa
per
scivolare dalla schiera esterna del visibile
invisibile
ed improvvisa in noi:
scivolò
in te, tu fra caduta e volo
ancora
irresoluta: e mentre ascendi,
quasi l’avessi
su con te levato,
con te
rapisci l’impero e lo liberi –
e t’inclini
e sospendi e indicando d’un tratto
dall’alto
ai giocatori un punto nuovo
li
inquadri in una figura di danza,
per
ricadere, attesa e da tutti agognata,
semplice
e svelta, natura senz’arte,
nella
coppa di due mani levate
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