(…)
Scena 9
Vladimir
si ferma, raddrizza il seggiolino, ricomincia a camminare, più calmo.
Vladimir. Ma non verrà mai la
notte?
Tutti
e tre guardano il cielo.
Pozzo. Anch’io, al vostro
posto, se avessi appuntamento con questo Godin… Godet… Godot… insomma, sapete
chi voglio dire, aspetterei che fosse notte fonda prima di lasciar perdere.
Estragon (a Pozzo). Vede tutto nero,
oggi.
Pozzo. Eccetto il
firmamento. (Ride, compiaciuto di quest’arguzia.) Ma capisco cos’è, voi
non siete di qui, non sapete ancora cosa può fare il crepuscolo da noi. Volete
che ve lo dica io? (Silenzio. Estragon ha ricominciato a esaminare la sua
scarpa, Vladimir il suo cappello. Pozzo fa schioccare la frusta debolmente.)
Che cos’ha questa frusta? (Si alza e fa schioccare la frusta con più
energia, finalmente con successo. Lucky sobbalza. Il cappello di
Vladimir, la scarpa di Estragon, il cappello di Lucky cadono a terra.
Pozzo getta via la frusta.) Non vale più niente, questa frusta. (Guarda
Vladimir e Estragon.) Cos’è che stavo dicendo?
Vladimir. Andiamo.
Pozzo (che non ascoltava). Ah, sì! La notte (Guarda
il cielo.) Guardate! (Tutti guardano il cielo eccetto Lucky che sta
sonnecchiando di nuovo. Pozzo strattona la corda.) Guarda il cielo,
maiale! (Lucky guarda il cielo.) Basta così. (Smettono di guardare il
cielo.) Che cos’ha di tanto straordinario? è pallido e luminoso come
qualsiasi altro cielo a quest’ora del giorno. (Pausa.) Ma… dietro quel
velo di dolcezza e di calma, la notte galoppa (vibrante) e si getterà su
di noi (Fa schioccare le dita.) Pop! Così! (Silenzio. Con voce cupa.)
Ecco come vanno le cose su questa sporca terra. (Raccoglie il cappello, ci
guarda dentro, lo scuote, lo rimette in testa). Come mi avete trovato? (Vladimir
ed Estragon lo guardano senza capire.) Bravo? Discreto? Decisamente
cattivo?
Vladimir (che è il primo a
capire).
Oh,
bravo, proprio bravissimo.
Pozzo (a Estragon). E lei, signore?
Estragon. Oh, bene, molto molto
molto bene.
Pozzo (con slancio). Grazie, signori,
grazie! (Pausa.) Ho tanto bisogno di incoraggiamento! Vedete che la mia
memoria mi tradisce.
Silenzio.
Estragon. Nel frattempo, non
succede niente.
Pozzo. Lo trova noioso?
Estragon. In un certo qual
modo.
Pozzo (a Vladimir). E lei, Signore?
Vladimir. Sono stato
intrattenuto meglio.
Scena 10
Vladimir. Noi non siamo dei
mendicanti!
Pozzo (raccoglie la frusta). Che cosa preferite?
Che balli, che canti, che reciti, che pensi, che...
Vladimir. Lui pensa?
Pozzo. Naturalmente. Ad alta
voce.
Estragon. Preferirei che
ballasse, sarebbe più divertente.
Pozzo. Non necessariamente.
Vladimir. Vorrei sentirlo
pensare.
Estragon. Potrebbe magari prima
ballare, e poi pensare, se non è chiedergli troppo.
Pozzo. Ma certo, niente di
più facile. E’ l’ordine naturale.
Ride
brevemente.
Vladimir. E allora, vada per il
ballo.
Silenzio.
Pozzo. Balla, tormento!
Lucky
posa valigia e paniere, si avvicina alla ribalta, si volta verso Pozzo. Lucky
balla. Si ferma.
Estragon. Tutto qui?
Pozzo. Continua!
Lucky
ripete gli stessi movimenti, si ferma.
Estragon. Pooh! Ci riuscirei
perfino io. (Imita Lucky, quasi cade.) Con un po’ di allenamento.
Lucky
sta per tornare verso i suoi fardelli.
Pozzo. Oh!
Lucky
si ferma di colpo.
Estragon. Aspetta!
Vladimir. Aspetta!
Pozzo. Aspetta!
Tutti
e tre si tolgono simultaneamente il cappello, portano la mano alla fronte, si
concentrano.
Estragon. Perchè non posa i
suoi bagagli?
Vladimir. Li ha posati.
Estragon. Ma perchè li ha
posati?
Pozzo. Rispondici.
Vladimir. Per poter ballare.
Estragon. Giusto!
Pozzo. Giusto!
Silenzio.
Si mettono il cappello.
Scena 11
Estragon. Non succede niente,
nessuno viene, nessuno va, è terribile!
Vladimir (a Pozzo). Gli dica di pensare.
Pozzo. Dategli il suo
cappello.
Vladimir. Il suo cappello?
Pozzo. Non può pensare senza
cappello.
Vladimir. Glielo darò io.
Raccatta
il cappello e lo porge a Lucky col braccio teso, che non si muove.
Pozzo. Devi metterglielo.
Estragon (a Pozzo). Gli dica di
prenderlo.
Pozzo. è meglio
metterglielo.
Vladimir. Ora glielo metto.
Gira
intorno a Lucky, gli si avvicina cautamente, gli mette il cappello sulla testa
e balza indietro. Lucky non si muove. Silenzio.
Estragon. Che cos’aspetta?
Pozzo. State lontani! (Estragon
e Vladimir si scostano da Lucky. Pozzo tira la corda. Lucky guarda Pozzo.) Pensa,
porco! (Pausa. Lucky si mette a ballare.) Alt! (Lucky si ferma.) Vieni
avanti! (Lucky si dirige verso Pozzo.) Alt! (Lucky si ferma.) Pensa!
Silenzio.
Lucky. D’altra parte, per
quanto riguarda…
Pozzo. Alt! (Lucky si
ferma.) Indietro! (Lucky indietreggia.) Alt! (Lucky si ferma.) Girati!
(Lucky si volta verso il pubblico.) Pensa!
Durante
la tirata di Lucky, gli altri reagiscono come segue:
1)
Vladimir ed Estragon molto attenti, Pozzo avvilito e disgustato.
2)
Vladimir ed Estragon iniziano a protestare, le sofferenze di Pozzo aumentano.
3)
Vladimir ed Estragon ancora attenti, Pozzo sempre più agitato e lamentoso.
4)
Valdimiro ed Estragon protestano violentemente.
Pozzo
salta su, tira la corda.
Grido
generale. Lucky tira la corda, barcolla, urla il suo testo. Tutti e tre si gettano
su Lucky che lotta e urla il suo testo.
Lucky. Considerata l’esistenza
così come traspare dai lavori pubblici di Puncher e Wattman di un dio personale
quaquaquaqua dalla barba bianca quaquaquaqua fuori del tempo dello spazio il
quale dall’alto della divina apatia divina atambia divina afasia ci vuol tanto
bene salvo le debite eccezioni non si sa perché’ ma prima o poi verrà fuori e a
somiglianza della divina Miranda soffre con quanti si trovano non si sa perché
ma c’è tutto il tempo nel tormento nel fuoco il cui fuoco le fiamme se continua
ancora un po’ e come dubitarne finiranno per metter fuoco alle polveri nella fattispecie
porteranno l’inferno nei cieli a volte così azzurri ancor oggi e calmi così
calmi di una calma che pur essendo intermittente è meglio di niente ma non così
veloce e considerando inoltre che a seguito delle ricerche incompiute premiate
dall’Accaccaccaccademia di Antropopopometria di Essy-in-Possy di Testew e
Cunard rimane stabilito che senz’altra possibilità di errore che quella
pertinente ad ogni calcolo umano che a seguito delle ricerche incompiute
interrotte di Testew e Cunard rimane stabilito da qui in avanti ma non così
veloce non si sa perché che in seguito ai lavori pubblici di Puncher e Wattman
risulta altrettanto chiaramente tanto chiaramente che tenendo conto dei
tentativi di Fartov e Belcher non conclusi non si sa perché di Testew e Cunard
incompiuti risulta che l’uomo contrariamente all’opinione contraria che l’uomo
di Possy di Testew e Cunard che l’uomo in Essy insomma in breve che l’uomo in
breve insomma malgrado i progressi dell’alimentazione e gli sprechi della
defecazione e gli sprechi dei pini e i pini e al tempo stesso parallelamente
non si sa perché malgrado l’incremento della cultura fisica della pratica degli
sport quali il tennis il calcio la corsa a piedi e in bicicletta il nuoto l’aviazione
il galleggiamento l’equitazione il volo a vela lo sforzarsi il camogie il pattinaggio
il tennis di tutti i tipi sport di tutti i tipi morenti volanti autunnali estivi
invernali invernali il tennis di tutti i tipi l’hockey di tutti i tipi la penicillina
e succedanei insomma tornando da capo l’aviazione il volo a vela il golf sia a
nove che a diciotto buche il tennis di tutti i tipi insomma non si sa perché in
Feckham Peckham Fulham Clapham nella fattispecie al tempo stesso parallelamente
non si sa perché ma prima o poi verrà fuori svanisce tornando da capo Fulham
Clapham insomma il calo per testa di rapa dalla morte del Vescovo Berkley in
poi essendo in misura di due dita e cento grammi per testa di rapa circa in
media press’a poco cifre tonde buon peso spogliato nel Connemara non si sa
perché’ insomma per farla breve poco importa i fatti parlano e considerando d’altra
parte il che è ancora più grave che alla luce degli esperimenti abbandonati di
Steinweg e Petermann ne consegue il che è ancora più grave che alla luce la
luce la luce degli esperimenti abbandonati di Steinweg e Petermann che in
campagna in montagna e in riva al mare e ai corsi d’acqua e di fuoco l’aria è
la stessa e la terra nella fattispecie l’aria e la terra durante i grandi
freddi il grande buio l’aria e la terra fatte per le pietre durante i grandi
freddi purtroppo all’ era settima l’etere la terra il mare per le pietre dai
grandi fondi i grandi freddi sul mare su terra nell’aria accidenti tornando da
capo non si sa perché malgrado il tennis i fatti parlano non si sa perché
tornando da capo avanti il prossimo insomma per farla breve purtroppo avanti il
prossimo per le pietre chi può dubitarne tornando da capo ma non anticipiamo
tornando da capo la testa che svanisce, svanisce, svanisce al tempo stesso
parallelamente non si sa perché malgrado il tennis avanti il prossimo la barba
le fiamme i pianti le pietre così azzurre così calme ahimè la testa la testa la
testa la testa nel Connemara malgrado il tennis le opere abbandonate incompiute
più grave le pietre insomma tornando da capo ahimè ahimé abbandonate incompiute la testa la testa nel Connemara
malgrado il tennis la testa ahimè le pietre Cunard (mischiato, vociferazioni
finali) tennis… le pietre... calme... Cunard… incompiute…
Pozzo. Il suo cappello!
Vladimir
si impadronisce del cappello di Lucky. Silenzio di Lucky. Cade. Silenzio. I
vincitori ansano.
Estragon. Vendicato!
Vladimir
osserva il cappello, ci guarda dentro.
Pozzo. Dia a me! (Strappa
il cappello dalle mani di Vladimir, lo getta in terra, lo calpesta.) Così
non penserà più!
Estragon
e Vladimir mettono in piedi Lucky, lo sorreggono per un momento, poi lo
lasciano andare. Lucky ricade. Rimettono in piedi Lucky e lo sorreggono.
Pozzo. Tenetelo bene! (Vladimir
ed Estragon barcollano.) Non vi muovete! (Pozzo va a prendere la valigia
e il paniere, e li porta vicino a Lucky.) Reggetelo forte! (Mette la
valigia in mano a Lucky. Lucky la lascia subito cadere.) Non
lasciatelo andare! (Rimette la valigia in mano a Lucky. A poco a
poco, al contatto della valigia, Lucky ritorna in sé e le sue dita finiscono
per chiudersi intorno al manico.) Reggetelo forte! (Come prima
col paniere.) Ecco fatto! Potete lasciarlo andare. (Estragon e Vladimir
si allontanano da Lucky che inciampa, barcolla, si piega, ma rimane in
piedi, tenendo valigia e paniere. Pozzo indietreggia, fa schioccare la
frusta.) Avanti! (Lucky avanza.) Indietro. (Lucky retrocede.) Voltati!
(Lucky si volta.) Fatto! Può camminare. (Rivolto a Estragon e
Vladimir.) Grazie, signori, e permettetemi di… (si fruga in tasca.)...
permettetemi di augurarvi…. (fruga) di augurarvi… (fruga) ma dove
diavolo ho messo il mio orologio? (Si piega in due, nel tentativo di avvicinare
l’orecchio al ventre e rimane in ascolto. Silenzio.) Non sento niente. (Fa
cenno agli altri di avvicinarsi, Valdimir ed Estragon vanno verso di
lui, piegati sul suo stomaco.) A me pare che si dovrebbe sentire il
tic-tac.
Vladimir. Silenzio!
Tutti
rimangono in ascolto, piegati in due.
Pozzo. Chi è di voi due che
puzza così?
Estragon. A lui puzza il fiato,
a me i piedi.
Pozzo. Devo andare.
Silenzio.
Estragon. Allora addio.
Pozzo. Addio.
Vladimir. Addio.
Pozzo. Addio.
Silenzio.
Nessuno si muove.
Pozzo. Sembra che io non
riesca a… (lunga esitazione) a partire.
Estragon. Così è la vita.
Pozzo
si volta, si allontana da Lucky, dirigendosi verso le quinte, lasciando via via
andare la corda.
Vladimir. Ha preso la direzione
sbagliata.
Pozzo. Ho bisogno di una
rincorsa. (Arrivato all’estremità della corda, cioè dietro le quinte, si
ferma, si volta e grida.) Fate largo! (Estragon e Vladimir si dispongono
sul fondo, guardando verso Pozzo. Schiocco della frusta.) Avanti! Avanti!
Estragon. Avanti!
Vladimir. Avanti!
Lucky
si mette in moto.
Pozzo. Più veloce! (Esce
dalle quinte, attraversa la scena preceduto da Lucky. Estragon e Vladimir
sventolano i cappelli. Lucky esce.) Avanti! Avanti! (Un attimo prima di
scomparire in quinta, si ferma e si volta. La corda si tende. Rumore di Lucky
che cade.) Il seggiolino! (Vladimir va a prendere il seggiolino e lo dà
a Pozzo, che lo getta verso Lucky.) Addio.
Estragon e Vladimir (salutando con la
mano).
Addio!
Addio!
Pozzo. In piedi! Porco! (Rumore
di Lucky che si rialza.) Avanti! (Esce.) Più veloce! Avanti! Addio!
Porco! Va! Addio!
Lungo
silenzio.
(…)
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