3 dicembre 2017

da L' amante di lady Chatterley - di David Herbert Lawrence

Richard Madden ne L'amante di Lady Chatterley
da L' amante di lady Chatterley - di David Herbert Lawrence

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Il tempo passava. Qualunque cosa accadesse, in realtà, non accadeva mai nulla, e questo perché lei era così mirabilmente lontana da tutto e da tutti. Lei e Clifford vivevano nelle loro idee e nei libri di lui. Lei intratteneva... c’era sempre gente per casa. Il tempo passava come l’ora sull’orologio: le otto e mezzo invece delle sette e mezzo.
Connie, tuttavia, si rendeva conto di una crescente agitazione. Agitazione che, a causa di quel suo distacco da tutto e da tutti, si stava impossessando di lei come una strisciante forma di follia. Avvertiva improvvise contrazioni muscolari, scattava in piedi, spinta da un moto subitaneo e violento della spina dorsale, quando non aveva nessuna intenzione di farlo. Sentiva che il corpo le fremeva, le fremeva di un fremito che si diffondeva nel ventre fino a costringerla a gettarsi in acqua e a trovare pace in lunghe nuotate: folle inquietudine. Il cuore prendeva a batterle fortissimamente senza alcuna ragione. Inoltre, stava dimagrendo.
Non era che inquietudine. Era solita fare lunghe corse in mezzo al parco, abbandonare Clifford per gettarsi a faccia in giù tra le felci. Andare via da quella casa... doveva andare via da quella casa, da tutti. Il bosco era il suo unico rifugio, il suo santuario.
Ma il bosco, in realtà, non era un vero e proprio rifugio, e nemmeno un santuario; questo perché anche con il bosco non intratteneva un vero rapporto. Era soltanto un luogo di fuga. Non era mai riuscita a entrare in contatto con lo spirito del bosco... se una cosa tanto assurda esisteva, poi, davvero. Si accorgeva, seppure vagamente, che stava andando in pezzi. Vagamente s’accorgeva di avere perso il contatto con le parti più importanti e vitali della realtà. C’erano rimasti solo Clifford e i suoi libri, cose che non esistevano, vuote dentro. Quello era vuoto su vuoto. Se ne accorgeva, vagamente. Ma era come battere la testa contro un muro.
Suo padre l’ammonì nuovamente:
 – Perché non ti trovi un corteggiatore? Ti farebbe un gran bene.
Quell’inverno arrivò Michaelis in visita per qualche giorno. Era un giovane irlandese che si era procurato grande fama in America grazie ad alcune opere teatrali. E a Londra, per qualche tempo, la società più elegante e raffinata lo aveva accolto tra le proprie fila in maniera entusiastica. Poi, a poco a poco, la società brillante ed elegante si accorse di essere stata presa in giro e ridicolizzata da uno scalcagnato poveraccio di Dublino. Fu il ripudio. Michaelis divenne sinonimo di volgarità e spregevolezza. Si scoprì, addirittura, che si trattava nientemeno che di un anti-inglese, accusa paragonabile al peggiore dei delitti. Fu eliminato senza pietà, il suo corpo gettato nell’immondizia.
Michaelis, tuttavia, conservava il suo appartamento a Mayfair, faceva le sue belle passeggiate per Bond Street agghindato come un vero gentiluomo, visto che anche i migliori sarti servono i poveracci diseredati, se questi poveracci diseredati pagano.
Clifford aveva invitato il giovane commediografo in un momento davvero poco fortunato della sua carriera. Eppure non aveva esitato. Michaelis, in fondo, poteva ancora raggiungere un pubblico potenziale di un milione di persone; inoltre, emarginato com’era, non poteva che dire grazie per essere stato invitato a Wragby proprio in quella congiuntura della sua vita artistica, quando, cioè, tutta la società che conta lo stava scaricando. La sua gratitudine gli sarebbe stata utile “laggiù” in America. Fama! Si può conseguire molta fama “laggiù” se qualcuno famoso parla bene di qualcun altro. Clifford era un precursore dei tempi. Il suo istinto per i meccanismi della pubblicità aveva dell’incredibile. Alla fine, infatti, Michaelis ne fece un nobile eroe di una sua commedia e Clifford divenne dunque una specie di eroe popolare. Fino alla reazione, quando si accorse di essere stato preso in giro.
Connie si stupiva di quel bisogno cieco e assoluto di Clifford di diventare famoso e conosciuto; conosciuto in quel mondo senza forma e indistinto che lui non aveva nessuna intenzione di affrontare o di conoscere e del quale, anzi, aveva un po’ paura; conosciuto come scrittore, come scrittore moderno di prim’ordine. Connie sapeva bene, per averlo sentito dire dal padre, il vecchio di successo, pieno di cuore e un po’ millantatore Sir Malcom, che era consuetudine degli artisti farsi pubblicità, cercare di vendere la propria merce. Ma il padre era solito usare altri mezzi, i mezzi impiegati da tutti gli altri membri dell’Accademia Reale che intendevano vendere i loro quadri. Clifford, invece, andava scoprendo nuovi e inusitati canali di pubblicità. Invitava gente di tutti i tipi a Wragby, senza comunque mai abbassarsi al loro livello. Determinato com’era a farsi una solida reputazione, e anche in fretta, non esitava a manipolare tutta la creta che gli arrivava a portata di mano.
Michaelis arrivò il giorno stabilito, a bordo di un’automobile molto bella con autista e cameriere. Tutto in lui era Bond Street! Vedendolo Clifford ebbe un sussulto di disprezzo. Non era esattamente... non era esattamente quello che all’apparenza dimostrava di essere. Per Clifford tanto bastava. Si mostrò, comunque, molto gentile con lui, all’incredibile successo che si portava appresso. La dea-puttana del Successo, così la chiamava Connie, scodinzolava, ringhiante e protettiva, tra le calcagna di quel Michaelis dall’aspetto ora umile ora arrogante. Clifford ne era del tutto intimidito. Anche lui, sì, anche lui voleva prostituirsi alla deaputtana, al Successo, se soltanto lei lo avesse voluto.
(…)
 

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