Giacomo Ceruti -serata in piazza
I bambini della notte - Narlan Matossento i bambini della notte
baciare fiori appassiti come colibrì morti
un demonio nei loro occhi si posa perché c’è solo il buio
e non si trova nient’altro
perché non c’è estate nei loro occhi né duemila soli esplodono
nelle loro mani
vedo i bambini della notte
allattati da seni denutriti, rotti, da seni fragili di sabbia
allattati da un latte bianco fatto né di nubi né di latte
che gusto avrà il latte della vita nella bocca dei bambini della notte?
che occhi possono avere bambini nati da seni senza estate da
uteri senza madri?
vedo i bambini della notte
cullati in qualche altalena che non vedo in un girotondo che non intenerisce
che non arriva al più profondo di me
che albe cercano nel cielo?
che raggi del firmamento discenderanno sui loro volti?
sento gli sciacalli africani nel mattino di un mese freddo
il giorno non è che una perla candida in un giardino devastato
vedo i bambini della notte
trafficare diamanti e costellazioni e denti d’avorio
non ci sono serafini nei loro sembianti di sciabola
non c’è una chitarra gitana nelle loro bocche
e nelle loro vene non scorrono i ruscelli
non difendono fino alla morte la città di Andorra dove recintarono la libertà
vedo i bambini della notte
scavare con le unghie nella melma la primavera la chimera
rovistare tra rovine di carta e cenere in cerca della parola che
spieghi il blu cubista del cielo
cosa c’è di sbagliato nei loro occhi?
cosa c’è di pece nei loro sorrisi?
nelle favelas di Rio de Janeiro nelle favelas della Giamaica
negli angoli del Cairo, Managua e Katmandù
nei campi di banane dell’Ecuador e del Guatemala
nelle piantagioni di gomma del Brasile
nei suoli affilati del Medio Oriente
nelle periferie di Saigon San Salvador e Hanoi
qualcosa mi fa male qualcosa mi corrode
sento il grido disperato dei bambini della notte
Traduzione dal portoghese di Giorgio Mobili
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