da “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” - Luis Sepúlveda
«Terribile! Terribile! È successa una cosa terribile!» miagolò Diderot quando li vide arrivare. Passeggiava nervoso davanti a un enorme libro aperto sul pavimento e a tratti si portava le zampe anteriori alla testa. Sembrava davvero sconsolato.
«Cos’è successo?» domandò Segretario.
«È esattamente quello che stavo per domandare. A quanto pare togliermi i miagolii di bocca è un’ossessione» osservò Colonnello.
«Su. Non sarà poi così grave» suggerì Zorba.
«Come non è così grave? È terribile! Terribile! Quei dannati topi si sono mangiati un’intera pagina dell’atlante. La cartina del Madagascar è scomparsa. È terribile!» insisté Diderot tirandosi i baffi.
«Segretario, mi ricordi che devo organizzare una battuta contro questi divoratori di Masacar… Masgacar… insomma, lei sa a cosa mi riferisco» miagolò Colonnello.
«Madagascar» precisò Segretario.
«Continui. Continui pure a togliermi i miagolii di bocca. Mannaggia!» esclamò Colonnello.
«Ti daremo una mano, Diderot, ma ora siamo qui perché abbiamo un grosso problema e, visto che tu sai così tante cose, forse puoi aiutarci» miagolò Zorba, e subito gli narrò la triste storia della gabbiana.
Diderot ascoltò con attenzione. Assentiva con cenni del capo e quando la coda, attraverso nervosi movimenti, esprimeva con troppa eloquenza i sentimenti che risvegliavano in lui i miagolii di Zorba, cercava di schiacciarla a terra con le zampe posteriori.
«…e così l’ho lasciata, molto malridotta, poco fa…» concluse Zorba.
«Che storia terribile! Terribile! Vediamo, fatemi pensare: gabbiano… petrolio… petrolio… gabbiano… gabbiano ammalato… Ci sono! Dobbiamo consultare l’enciclopedia!» esclamò esultante.
«La cosa?!» miagolarono i tre gatti.
«La en-ci-clo-pe-dia. Il libro del sapere. Dobbiamo cercare nei volumi sette e sedici, corrispondenti alle lettere G e P» spiegò deciso Diderot.
«E allora vediamo questa emplico… empico… hem hem!» lo esortò Colonnello.
«En-ci-clo-pe-dia» sussurrò lentamente Segretario.
«È ciò che stavo per dire. Vedo che ancora una volta non può resistere alla tentazione di togliermi i miagolii di bocca» brontolò Colonnello.
Diderot si arrampicò su un enorme mobile sul quale erano allineati grossi volumi d’aspetto importante, e dopo aver cercato sui dorsi le lettere G e P, fece cadere i tomi. Poi scese giù e, con un artiglio molto corto e logoro a forza di esaminare libri, cominciò a sfogliare le pagine. I tre gatti mantennero un rispettoso silenzio mentre lo sentivano bisbigliare miagolii quasi impercettibili.
«Sì, credo che siamo sulla buona strada. Interessante. Gabbano. Gabbare.
Gabbia. Accidenti! Sentite qua, amici: sorta di cassetta, con le pareti formate da sbarre, in cui si rinchiudono animali vivi. È terribile! Terribile!» esclamò indignato Diderot.
«Non ci interessa quello che dice delle gabbie. Siamo qui per una gabbiana» lo interruppe Segretario.
«Sarebbe così gentile da smetterla di togliermi i miagolii di bocca?» borbottò Colonnello.
«Mi scusi. È che per me l’enciclopedia è irresistibile. Ogni volta che guardo sulle sue pagine imparo qualcosa di nuovo» si giustificò Diderot, e continuò a guardare le parole finché non trovò quella che cercava.
Ma ciò che l’enciclopedia diceva dei gabbiani non fu di grande aiuto.
Scoprirono solo che la gabbiana oggetto delle loro preoccupazioni apparteneva alla specie argentata, così detta per il colore argenteo delle sue piume.
E anche quello che trovarono sul petrolio non li portò a scoprire come aiutare la gabbiana, ma solo a sorbirsi una lunga dissertazione di Diderot, che non la finiva più di parlare di una certa guerra del petrolio scoppiata negli anni Settanta.
«Per gli aculei del riccio! Siamo di nuovo daccapo» miagolò Zorba.
«È terribile! Terribile! Per la prima volta l’enciclopedia mi ha deluso» esclamò sconsolato Diderot.
«E in questa emplico… encimole… insomma, sai cosa intendo, non ci sono consigli pratici su come togliere le macchie di petrolio?» chiese Colonnello.
«Geniale! Terribilmente geniale! Avremmo dovuto iniziare da lì. Vi tiro subito giù il diciannovesimo volume, lettera S, come smacchiatore» annunciò Diderot euforico arrampicandosi di nuovo sul mobile dei libri.
«Si rende conto? Se lei avesse evitato quell’odiosa abitudine di togliermi i miagolii di bocca, sapremmo già cosa fare» spiegò Colonnello al silenzioso Segretario.
Nella pagina dedicata alla parola “smacchiatore” trovarono, oltre a come togliere le macchie di marmellata, inchiostro di china, sangue e sciroppo di lamponi, la soluzione per eliminare le macchie di petrolio.
«“Si pulisce la superficie interessata con un panno bagnato di benzina”. Ecco qua!» miagolò Diderot.
«Ecco qua un bel nulla. Dove diavolo troviamo della benzina?» brontolò Zorba con evidente malumore.
«Be’, se non ricordo male, negli scantinati del ristorante abbiamo un barattolo con dei pennelli a mollo nella benzina. Segretario, sa già cosa fare» miagolò Colonnello.
«Mi perdoni, signore, ma non afferro la sua idea» si scusò Segretario.
«È molto semplice: lei si bagnerà adeguatamente la coda di benzina e poi andremo a occuparci di quella povera gabbiana» spiegò Colonnello guardando altrove.
«Ah no! Questo proprio no! Assolutamente no!» protestò Segretario.
«Le ricordo che il menù di stasera prevede doppia razione di fegato alla panna» sussurrò Colonnello.
«Infilare la coda nella benzina!… Ha detto fegato alla panna?» miagolò costernato Segretario.
Diderot decise di accompagnarli, e tutti e quattro i gatti corsero all’uscita del bazar di Harry. Quando li vide passare, lo scimpanzé, che aveva appena finito di bere una birra, dedicò loro un sonoro rutto.
Traduzione di Ilide Carmignani
«Terribile! Terribile! È successa una cosa terribile!» miagolò Diderot quando li vide arrivare. Passeggiava nervoso davanti a un enorme libro aperto sul pavimento e a tratti si portava le zampe anteriori alla testa. Sembrava davvero sconsolato.
«Cos’è successo?» domandò Segretario.
«È esattamente quello che stavo per domandare. A quanto pare togliermi i miagolii di bocca è un’ossessione» osservò Colonnello.
«Su. Non sarà poi così grave» suggerì Zorba.
«Come non è così grave? È terribile! Terribile! Quei dannati topi si sono mangiati un’intera pagina dell’atlante. La cartina del Madagascar è scomparsa. È terribile!» insisté Diderot tirandosi i baffi.
«Segretario, mi ricordi che devo organizzare una battuta contro questi divoratori di Masacar… Masgacar… insomma, lei sa a cosa mi riferisco» miagolò Colonnello.
«Madagascar» precisò Segretario.
«Continui. Continui pure a togliermi i miagolii di bocca. Mannaggia!» esclamò Colonnello.
«Ti daremo una mano, Diderot, ma ora siamo qui perché abbiamo un grosso problema e, visto che tu sai così tante cose, forse puoi aiutarci» miagolò Zorba, e subito gli narrò la triste storia della gabbiana.
Diderot ascoltò con attenzione. Assentiva con cenni del capo e quando la coda, attraverso nervosi movimenti, esprimeva con troppa eloquenza i sentimenti che risvegliavano in lui i miagolii di Zorba, cercava di schiacciarla a terra con le zampe posteriori.
«…e così l’ho lasciata, molto malridotta, poco fa…» concluse Zorba.
«Che storia terribile! Terribile! Vediamo, fatemi pensare: gabbiano… petrolio… petrolio… gabbiano… gabbiano ammalato… Ci sono! Dobbiamo consultare l’enciclopedia!» esclamò esultante.
«La cosa?!» miagolarono i tre gatti.
«La en-ci-clo-pe-dia. Il libro del sapere. Dobbiamo cercare nei volumi sette e sedici, corrispondenti alle lettere G e P» spiegò deciso Diderot.
«E allora vediamo questa emplico… empico… hem hem!» lo esortò Colonnello.
«En-ci-clo-pe-dia» sussurrò lentamente Segretario.
«È ciò che stavo per dire. Vedo che ancora una volta non può resistere alla tentazione di togliermi i miagolii di bocca» brontolò Colonnello.
Diderot si arrampicò su un enorme mobile sul quale erano allineati grossi volumi d’aspetto importante, e dopo aver cercato sui dorsi le lettere G e P, fece cadere i tomi. Poi scese giù e, con un artiglio molto corto e logoro a forza di esaminare libri, cominciò a sfogliare le pagine. I tre gatti mantennero un rispettoso silenzio mentre lo sentivano bisbigliare miagolii quasi impercettibili.
«Sì, credo che siamo sulla buona strada. Interessante. Gabbano. Gabbare.
Gabbia. Accidenti! Sentite qua, amici: sorta di cassetta, con le pareti formate da sbarre, in cui si rinchiudono animali vivi. È terribile! Terribile!» esclamò indignato Diderot.
«Non ci interessa quello che dice delle gabbie. Siamo qui per una gabbiana» lo interruppe Segretario.
«Sarebbe così gentile da smetterla di togliermi i miagolii di bocca?» borbottò Colonnello.
«Mi scusi. È che per me l’enciclopedia è irresistibile. Ogni volta che guardo sulle sue pagine imparo qualcosa di nuovo» si giustificò Diderot, e continuò a guardare le parole finché non trovò quella che cercava.
Ma ciò che l’enciclopedia diceva dei gabbiani non fu di grande aiuto.
Scoprirono solo che la gabbiana oggetto delle loro preoccupazioni apparteneva alla specie argentata, così detta per il colore argenteo delle sue piume.
E anche quello che trovarono sul petrolio non li portò a scoprire come aiutare la gabbiana, ma solo a sorbirsi una lunga dissertazione di Diderot, che non la finiva più di parlare di una certa guerra del petrolio scoppiata negli anni Settanta.
«Per gli aculei del riccio! Siamo di nuovo daccapo» miagolò Zorba.
«È terribile! Terribile! Per la prima volta l’enciclopedia mi ha deluso» esclamò sconsolato Diderot.
«E in questa emplico… encimole… insomma, sai cosa intendo, non ci sono consigli pratici su come togliere le macchie di petrolio?» chiese Colonnello.
«Geniale! Terribilmente geniale! Avremmo dovuto iniziare da lì. Vi tiro subito giù il diciannovesimo volume, lettera S, come smacchiatore» annunciò Diderot euforico arrampicandosi di nuovo sul mobile dei libri.
«Si rende conto? Se lei avesse evitato quell’odiosa abitudine di togliermi i miagolii di bocca, sapremmo già cosa fare» spiegò Colonnello al silenzioso Segretario.
Nella pagina dedicata alla parola “smacchiatore” trovarono, oltre a come togliere le macchie di marmellata, inchiostro di china, sangue e sciroppo di lamponi, la soluzione per eliminare le macchie di petrolio.
«“Si pulisce la superficie interessata con un panno bagnato di benzina”. Ecco qua!» miagolò Diderot.
«Ecco qua un bel nulla. Dove diavolo troviamo della benzina?» brontolò Zorba con evidente malumore.
«Be’, se non ricordo male, negli scantinati del ristorante abbiamo un barattolo con dei pennelli a mollo nella benzina. Segretario, sa già cosa fare» miagolò Colonnello.
«Mi perdoni, signore, ma non afferro la sua idea» si scusò Segretario.
«È molto semplice: lei si bagnerà adeguatamente la coda di benzina e poi andremo a occuparci di quella povera gabbiana» spiegò Colonnello guardando altrove.
«Ah no! Questo proprio no! Assolutamente no!» protestò Segretario.
«Le ricordo che il menù di stasera prevede doppia razione di fegato alla panna» sussurrò Colonnello.
«Infilare la coda nella benzina!… Ha detto fegato alla panna?» miagolò costernato Segretario.
Diderot decise di accompagnarli, e tutti e quattro i gatti corsero all’uscita del bazar di Harry. Quando li vide passare, lo scimpanzé, che aveva appena finito di bere una birra, dedicò loro un sonoro rutto.
Traduzione di Ilide Carmignani
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