illustrazione di Arthur Rackham (1912)
Fedro - Favole. Libro , 2 Le rane chiesero un re
Nel tempo in cui leggi egualitarie facevano prosperare
Atene, la libertà sfrenata sconvolse lo stato e l'anarchia sciolse i freni di
un tempo. A questo punto, in seguito a un accordo tra le fazioni politiche,
Pisistrato occupa l'acropoli e si fa tiranno. Gli Ateniesi piangevano la loro dolorosa
schiavitù (non perché lui fosse crudele, ma perché è gravoso ogni peso per chi
non è abituato) e quando presero a lamentarsi, Esopo raccontò loro questa
storiella:
Le rane, abituate a girare liberamente nei loro stagni,
con gran chiasso domandarono a Giove un re che con la forza reprimesse la
maniera sregolata di vivere. Il padre degli dèi rise e diede loro un piccolo
travicello che, appena gettato, atterrì con il suo tonfo e con il movimento
improvviso dell'acqua la pavida genia. Le rane rimasero immerse nel pantano per
un bel po' di tempo; quand'ecco che una, senza fare rumore, tira su la testa dallo
stagno e dopo avere esaminato il re, chiama fuori tutte le altre.
Quelle, lasciato ogni timore, a gara si precipitano
nuotando e in massa, sfacciatamente, saltano sopra il pezzo di legno. Dopo
averlo insozzato con ogni tipo di oltraggio, inviarono un'ambasceria a Giove
per avere un altro re, perché quello che era stato dato era una nullità. Allora
Giove mandò loro un serpente che con i suoi denti aguzzi cominciò ad afferrarle
a una a una. Incapaci di difendersi, le rane cercano invano di sfuggire alla morte;
la paura toglie loro la voce. Infine, di nascosto, affidano a Mercurio
l'incarico di pregare Giove che le soccorra nella calamità. Ma il dio risponde:
«Poiché non avete voluto sopportare il vostro bene, rassegnatevi a sopportare
questo male».
«Anche voi, cittadini», disse Esopo, «tollerate questo
male, perché non ne venga uno maggiore».
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