Antonio Gramsci - Quaderni del carcere (Quaderno 17)
È da leggere la Vita di Gobineau scritta da Lorenzo Gigli per vedere se il Gigli è riuscito a ricostruire esattamente la storia delle idee razziste e a inquadrarle nella cornice storica della cultura moderna. Occorre per ciò rifarsi alle tendenze storiografiche della Francia, della Restaurazione e di Luigi Filippo (Thierry, Mignet, Guizot) e alla impostazione della storia francese come di una lotta secolare tra l’aristocrazia germanica (franca) e il popolo di origine gallica o gallo-romana. La polemica su tale quistione, come è noto, non rimase ristretta al campo scientifico, ma dilagò nel campo della politica immediata e militante: qualche aristocratico rivendicò il dominio dei nobili come dovuto a un «diritto di conquista» e qualche scrittore democratico sostenne che la Rivoluzione francese e la decapitazione di Luigi XVI non furono altro che un’insurrezione dell’elemento gallico originario contro l’elemento germanico sovrappostosi alla antica nazionalità. È noto che molti dei più popolari romanzi di Eugenio Sue (I Misteri del popolo, L’ebreo errante ecc.) drammatizzano questa lotta e che i Misteri del popolo sono intrammezzati da lettere del Sue ai lettori (delle dispense) in cui tale lotta è esposta in forma storico-politica, come il Sue poteva e sapeva fare. Alla polemica parteciparono giornali e riviste (per es. la «Revue des deux Mondes» nei primi anni di pubblicazione riassunse la quistione, in forma moderata, contro il fanatismo di qualche nobile che esagerava). La stessa quistione, nella storiografia francese, si ripresentò per i rapporti tra Galli e Romani e sono note le voluminose trattazioni dello Jullian sulla storia della Gallia. È da notare che da tale discussione si originano (almeno parzialmente) due tendenze:
quella della filosofia della prassi, che dallo studio dei due strati della popolazione francese come strati di origine nazionale diversa passò allo studio della funzione economico-sociale degli strati medesimi;
quella del razzismo e della superiorità della razza germanica, che, da elemento polemico dell’aristocrazia francese per giustificare una Restaurazione più radicale, un ritorno integrale alle condizioni del regime prerivoluzionario, divenne, attraverso Gobineau e Chamberlain, un elemento della cultura tedesca (d’importazione francese) con sviluppi nuovi e impensati.
In Italia la quistione non poteva attecchire perché la feudalità d’origine germanica fu distrutta dalle Rivoluzioni comunali (eccetto che nel Mezzogiorno e in Sicila) dando luogo a una nuova aristocrazia d’orogine mercantile e autoctona.
Che una tale quistione non sia astratta e libresca, ma abbia potuto diventare una ideologia politica militante ed efficiente è stato dimostrato dagli avvenimenti tedeschi.
È da leggere la Vita di Gobineau scritta da Lorenzo Gigli per vedere se il Gigli è riuscito a ricostruire esattamente la storia delle idee razziste e a inquadrarle nella cornice storica della cultura moderna. Occorre per ciò rifarsi alle tendenze storiografiche della Francia, della Restaurazione e di Luigi Filippo (Thierry, Mignet, Guizot) e alla impostazione della storia francese come di una lotta secolare tra l’aristocrazia germanica (franca) e il popolo di origine gallica o gallo-romana. La polemica su tale quistione, come è noto, non rimase ristretta al campo scientifico, ma dilagò nel campo della politica immediata e militante: qualche aristocratico rivendicò il dominio dei nobili come dovuto a un «diritto di conquista» e qualche scrittore democratico sostenne che la Rivoluzione francese e la decapitazione di Luigi XVI non furono altro che un’insurrezione dell’elemento gallico originario contro l’elemento germanico sovrappostosi alla antica nazionalità. È noto che molti dei più popolari romanzi di Eugenio Sue (I Misteri del popolo, L’ebreo errante ecc.) drammatizzano questa lotta e che i Misteri del popolo sono intrammezzati da lettere del Sue ai lettori (delle dispense) in cui tale lotta è esposta in forma storico-politica, come il Sue poteva e sapeva fare. Alla polemica parteciparono giornali e riviste (per es. la «Revue des deux Mondes» nei primi anni di pubblicazione riassunse la quistione, in forma moderata, contro il fanatismo di qualche nobile che esagerava). La stessa quistione, nella storiografia francese, si ripresentò per i rapporti tra Galli e Romani e sono note le voluminose trattazioni dello Jullian sulla storia della Gallia. È da notare che da tale discussione si originano (almeno parzialmente) due tendenze:
quella della filosofia della prassi, che dallo studio dei due strati della popolazione francese come strati di origine nazionale diversa passò allo studio della funzione economico-sociale degli strati medesimi;
quella del razzismo e della superiorità della razza germanica, che, da elemento polemico dell’aristocrazia francese per giustificare una Restaurazione più radicale, un ritorno integrale alle condizioni del regime prerivoluzionario, divenne, attraverso Gobineau e Chamberlain, un elemento della cultura tedesca (d’importazione francese) con sviluppi nuovi e impensati.
In Italia la quistione non poteva attecchire perché la feudalità d’origine germanica fu distrutta dalle Rivoluzioni comunali (eccetto che nel Mezzogiorno e in Sicila) dando luogo a una nuova aristocrazia d’orogine mercantile e autoctona.
Che una tale quistione non sia astratta e libresca, ma abbia potuto diventare una ideologia politica militante ed efficiente è stato dimostrato dagli avvenimenti tedeschi.
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