(…)
Adesso, in
quell‘ultimo giorno di viaggio, disorientato e smarrito, aveva preso l’ultima
decisione. Sarebbe rimasto ad Ilhéus. Avrebbe abbandonato gli altri progetti.
Doveva restare vicino a Gabriella.
- Visto che non vuoi
venire tu, cercherò io il modo di rimanere ad Ilhéus. Lo so che sarà difficile,
oltre che coltivare la terra non so fare altro...
Gli afferrò la mano,
in un gesto improvviso, ed egli si sentì vittorioso, felice.
- No, Clemente, no,
perché?
- Perché?!
- Sei venuto per
tentare la sorte, mettere su una piantagione, diventare un giorno fazendeiro. È
questo che veramente vuoi. Perché vuoi far la fame ad Ilhéus?
- Per vederti, per
starti vicino.
- E se non fosse
possibile vederci? È meglio di no. Tu per la tua strada, io per la mia. Può
darsi che un giorno ci incontreremo ancora. Sarai ricco, neppure mi riconoscerai.
Diceva tutto con
tranquillità, come se le notti passate insieme non avessero valore, come se si
conoscessero appena.
- Ma, Gabriella...
Non sapeva più cosa
risponderle, aveva dimenticato gli argomenti, non provava più il desiderio di
insultarla, la volontà di picchiarla per farle capire che con un uomo non si
gioca. Riuscivo soltanto a ripetere:
- Non mi ami...
- È stato bello
incontrarti, il viaggio è sembrato più breve.
- Non vuoi proprio
che io rimanga?
- E perché? Per far
la fame? Non vale la pena. Hai le tue aspirazioni, segui il tuo destino.
- Ma tu cosa vuoi
fare?
- Non voglio andare
nella selva. Il resto lo sa solo Iddio.
Egli rimase in
silenzio, con un dolore nel petto, il desiderio ucciderla, di finirla con la
propria vita, prima del termine d viaggio.
Gabriella sorrise:
-
Non importa, Clemente, non importa, non ne vale la pena.
(…)
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