dipinto di Eric Bowman
da “Favole al Tramonto” – Andrea Camilleri
La magarìa
Alla picciliddra, che si chiamava Lullina e manco aveva cinque anni, piaceva accompagnare campagna campagna il nonno che le spiegava tante cose. Quella matina però il vecchio s’addunò che la picciliddra non pareva interessata alle sue parole, era come se stesse appresso a un suo pinsèro.
“Che hai?” - le spiò a un certo momento della passeggiata.
“Nenti” - disse Lullina, evitando la taliàta del vecchio.
“Non vuole incontrare i miei occhi, mi ammuccia qualcosa” - pinsò il vecchio.
S’assittò sopra una grossa pietra e attirò a sé la picciliddra.
“Lullinè, tu non me la conti giusta. Se ti capitò o hai fatto qualcosa, dimmela. Lo sai che io t’addifendo sempre”.
“E va bene” - fece Lullina tutto d’un fiato - “Stanotte ho fatto un sogno, è spuntato uno e mi ha detto un segreto che non devo dire a nessuno”. Il vecchio sorrise, gli piacevano le fantasie dei bambini.
“Com’era quest’uno che t’è spuntato nel sogno?”
“Era come quello che m’hai fatto vedere al circo, quando mi ci hai portata. Un omo accussì nico che pareva un picciliddro”.
“Un nano”.
“Sì, quello. Era vestito tutto di giallo. E mi ha detto la magarìa per far scomparire a uno e doppo farlo ricomparire daccapo”.
Il vecchio rise. Poi pinsò: Questo è il risultato dei cartoni animati che si vedono alla televisione. Non ebbe bisogno di sollecitare la picciliddra, Lullina ci aveva pigliato gusto a rivelare il segreto.
“Si dicono sette parole mammalucchigne e si sparisce. Per ricomparire, bisogna che un amico dica altre sette parole mammalucchigne e si ricompare. Facciamo la prova?”
“Facciamola” - disse il nonno divertito.
Lullina si scostò da lui di un passo, chiuse gli occhi, incrociò le braccia sul petto, mormorò sette parole. E sparì.
E lui, il vecchio, non si era fatto dire le sette parole mammalucchigne per far ricomparire la
picciliddra.
Lo accusarono di stupro e omicidio. Lo fecero impazzire domandandogli ogni ora dove avesse sotterrato i resti della piccola.
Morì di crepacuore durante il processo.
La magarìa
Alla picciliddra, che si chiamava Lullina e manco aveva cinque anni, piaceva accompagnare campagna campagna il nonno che le spiegava tante cose. Quella matina però il vecchio s’addunò che la picciliddra non pareva interessata alle sue parole, era come se stesse appresso a un suo pinsèro.
“Che hai?” - le spiò a un certo momento della passeggiata.
“Nenti” - disse Lullina, evitando la taliàta del vecchio.
“Non vuole incontrare i miei occhi, mi ammuccia qualcosa” - pinsò il vecchio.
S’assittò sopra una grossa pietra e attirò a sé la picciliddra.
“Lullinè, tu non me la conti giusta. Se ti capitò o hai fatto qualcosa, dimmela. Lo sai che io t’addifendo sempre”.
“E va bene” - fece Lullina tutto d’un fiato - “Stanotte ho fatto un sogno, è spuntato uno e mi ha detto un segreto che non devo dire a nessuno”. Il vecchio sorrise, gli piacevano le fantasie dei bambini.
“Com’era quest’uno che t’è spuntato nel sogno?”
“Era come quello che m’hai fatto vedere al circo, quando mi ci hai portata. Un omo accussì nico che pareva un picciliddro”.
“Un nano”.
“Sì, quello. Era vestito tutto di giallo. E mi ha detto la magarìa per far scomparire a uno e doppo farlo ricomparire daccapo”.
Il vecchio rise. Poi pinsò: Questo è il risultato dei cartoni animati che si vedono alla televisione. Non ebbe bisogno di sollecitare la picciliddra, Lullina ci aveva pigliato gusto a rivelare il segreto.
“Si dicono sette parole mammalucchigne e si sparisce. Per ricomparire, bisogna che un amico dica altre sette parole mammalucchigne e si ricompare. Facciamo la prova?”
“Facciamola” - disse il nonno divertito.
Lullina si scostò da lui di un passo, chiuse gli occhi, incrociò le braccia sul petto, mormorò sette parole. E sparì.
E lui, il vecchio, non si era fatto dire le sette parole mammalucchigne per far ricomparire la
picciliddra.
Lo accusarono di stupro e omicidio. Lo fecero impazzire domandandogli ogni ora dove avesse sotterrato i resti della piccola.
Morì di crepacuore durante il processo.
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