da “I segreti della tavola di Montalbano” – Stefania Campo
La crisi esistenziale del commissario si risolve quando finalmente egli scopre un locale all’altezza del precedente: Da Enzo. Camilleri descrive in modo magistrale la scena in cui Montalbano fa il suo primo ingresso in questa trattoria: una sfida “all’ok corral” tutta da gustare fra l’arte culinaria di Enzo e il fine palato di Montalbano.
“Quel giorno decise di provare una trattoria che gli aviva indicato Mimì.
‘Tu ci hai mangiato?’ gli spiò sospettoso Montalbano che non nutriva nessuna stima del palato di Augello.
‘Io no, ma un amico che è più camurrioso di tia me ne ha detto bene’.
Datosi che la trattoria, che si chiamava ‘Da Enzo’, si trovava nella parte alta del paìsi, il commissario si rassegnò a pigliari l’auto’”.(…)
Quando Montalbano entra nella trattoria l’uomo esordisce con un’affermazione.
“‘Io lo sapiva’ disse l’omo’.
‘Che cosa?’.
‘Che doppo tanto firriari sarebbe vinuto qua. L’aspittavo’.
Evidentemente in paìsi si era sparsa la voci della sua viacruci in seguito alla chiusura della trattoria abituale.
‘E io qua sono’ fece asciutto il commissario.
Si taliarono occhi nell’occhi. La sfida all’ok corral era lanciata. Enzo chiamò un cammareri:
‘Apparecchia per il dottor Montalbano e stai attento alla sala. Io vado in cucina. Al commissario ci penso io pirsonalmente’.
L’antipasto fatto solo di polipi alla strascinasali parse fatto di mare condensato che si squagliava appena dintra alla vucca. La pasta col nìvuro di siccia poteva battersi degnamente con quella di Calogero. E nel misto di triglie, spigole e orate alla griglia il commissario ritrovò quel paradisiaco sapore che aveva temuto perso per sempre. Un motivo principiò a sonargli dintra la testa, una specie di marcia trionfale. Si stinnicchiò, beato, sulla seggia. Appresso tirò un respiro funnuto.
Doppo lunga e perigliosa navigazione, Ulisse finalmenti aviva attrovato la sò tanto circata Itaca”. (Il giro di boa, pp. 80, 81)
La crisi esistenziale del commissario si risolve quando finalmente egli scopre un locale all’altezza del precedente: Da Enzo. Camilleri descrive in modo magistrale la scena in cui Montalbano fa il suo primo ingresso in questa trattoria: una sfida “all’ok corral” tutta da gustare fra l’arte culinaria di Enzo e il fine palato di Montalbano.
“Quel giorno decise di provare una trattoria che gli aviva indicato Mimì.
‘Tu ci hai mangiato?’ gli spiò sospettoso Montalbano che non nutriva nessuna stima del palato di Augello.
‘Io no, ma un amico che è più camurrioso di tia me ne ha detto bene’.
Datosi che la trattoria, che si chiamava ‘Da Enzo’, si trovava nella parte alta del paìsi, il commissario si rassegnò a pigliari l’auto’”.(…)
Quando Montalbano entra nella trattoria l’uomo esordisce con un’affermazione.
“‘Io lo sapiva’ disse l’omo’.
‘Che cosa?’.
‘Che doppo tanto firriari sarebbe vinuto qua. L’aspittavo’.
Evidentemente in paìsi si era sparsa la voci della sua viacruci in seguito alla chiusura della trattoria abituale.
‘E io qua sono’ fece asciutto il commissario.
Si taliarono occhi nell’occhi. La sfida all’ok corral era lanciata. Enzo chiamò un cammareri:
‘Apparecchia per il dottor Montalbano e stai attento alla sala. Io vado in cucina. Al commissario ci penso io pirsonalmente’.
L’antipasto fatto solo di polipi alla strascinasali parse fatto di mare condensato che si squagliava appena dintra alla vucca. La pasta col nìvuro di siccia poteva battersi degnamente con quella di Calogero. E nel misto di triglie, spigole e orate alla griglia il commissario ritrovò quel paradisiaco sapore che aveva temuto perso per sempre. Un motivo principiò a sonargli dintra la testa, una specie di marcia trionfale. Si stinnicchiò, beato, sulla seggia. Appresso tirò un respiro funnuto.
Doppo lunga e perigliosa navigazione, Ulisse finalmenti aviva attrovato la sò tanto circata Itaca”. (Il giro di boa, pp. 80, 81)
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