dipinto di Eric Bowman
da "La cucina del buon gusto" - Simonetta Agnello Hornby e Maria Rosario Lazzati
Finalmente, sui ripiani e sul tavolo di lavoro c’era tutto l’occorrente, dagli ingredienti alle fruste. Guardai in alto: sulla parete di fronte, due pale di carretti siciliani; una era decorata con melodrammatiche scene dalla Gerusalemme liberata in paesaggi densi di fiumi, monti, castelli, ponti, torri e stendardi, l’altra rappresentava una florida Salomé – ombelico ben in vista sulla pancia molle – che al suono dei mandolini ancheggiava dinanzi a un Erode dai capelli corvini e dalle labbra avide. La terribile madre osservava compiaciuta, mentre le ancelle pavide si ritraevano, inorridite. Naïf e grotteschi, quei dipinti trasudavano la gioia di vivere e di conoscere il mondo dell’ignoto pittore palermitano.
Finalmente, sui ripiani e sul tavolo di lavoro c’era tutto l’occorrente, dagli ingredienti alle fruste. Guardai in alto: sulla parete di fronte, due pale di carretti siciliani; una era decorata con melodrammatiche scene dalla Gerusalemme liberata in paesaggi densi di fiumi, monti, castelli, ponti, torri e stendardi, l’altra rappresentava una florida Salomé – ombelico ben in vista sulla pancia molle – che al suono dei mandolini ancheggiava dinanzi a un Erode dai capelli corvini e dalle labbra avide. La terribile madre osservava compiaciuta, mentre le ancelle pavide si ritraevano, inorridite. Naïf e grotteschi, quei dipinti trasudavano la gioia di vivere e di conoscere il mondo dell’ignoto pittore palermitano.
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