È
noto che Lenin in polemica con i menscevichi sosteneva l’impossibilità di
indire la rivoluzione popolare, ma come il partito operaio può indire uno sciopero esercitando adeguato influsso
sulle masse e valutando giustamente la situazione, così esso può, in base agli
stessi elementi, pianificare l’insurrezione.
Rosa
Luxemburg non entrò mai in polemica diretta con Lenin su quest’argomento, ma le
sue idee in merito contrastavano con quelle del capo dei bolscevichi.
La
posizione della Luxemburg, come risulta dal contesto, era determinata sempre
dallo stesso timore che qualcuno cercasse di prender decisioni, per conto della classe operaia e in sua
vece, riguardo alla volontà e alla possibilità della classe operaia di ricorrere
in un dato momento ai metodi estremi di lotta.
L’espressione
più esplicita delle idee di Rosa Luxemburg su questo argomento è contenuta nell’opuscolo
polacco Co dalej? (Come procedere
oltre?), scritto durante la rivoluzione del 1905:
In
tutte le sue forme e quindi anche nello
scontro rivoluzionario, la lotta di classe del proletariato è e deve essere un
movimento autonomo di tutta la massa. Il partito socialista non può fare da
tutore alla classe operaia procurando a questa le armi di testa propria e con i
propri mezzi, per così dire alle spalle della classe operaia […]. Il fatto che
si armi la massa in un frangente rivoluzionario è e può essere solo il risultato e l’indizio della forza
autonoma e delle maturità politica di quella stessa massa. Cioè, in termini
più semplici: la massa può e deve armarsi da
sola, nel corso della propria lotta, in seguito a decisione propria, spinta
dal proprio bisogno di procurarsi le armi […] procurandosele con la forza del proprio movimento.
La
socialdemocrazia può armare i gruppi operai, ma solo per autodifesa. Non è
invece in grado di amare “l’intera massa del popolo lavoratore” quanto basti
per “sostenere la battaglia decisiva.”…
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