Il disappunto di Selèucide – Costantino Kavafis
Grave fu il disappunto di Demetrio
Selèucide, all’udire che in Italia
era arrivato un Tolemeo così malconcio.
Tre, quattro schiavi, e basta;
vestito da pezzente, e a piedi. Ora una burla
diventeranno, a Roma, quelle loro famiglie,
uno zimbello. Che, in sostanza, siano
una specie di servi dei Romani,
lo sa bene il Selèucide: sono loro che dànno,
sono loro che tolgono i troni
ad arbitrio e capriccio. Lo sa.
Ma l’apparenza, almeno! Conservare
almeno una parvenza di maestà:
non scordare che sono ancora re,
e si chiamano (ahimè!) tuttora re.
per questo si turbò Demetrio
Selèucide. Offrì subito
A Tolemeo purpuree vesti, un fulgido diadema,
gioielli di valore, molti servi,
una scorta, i cavalli suoi più cari,
perché si presentasse degnamente a Roma,
come un monarca alessandrino, greco.
Ma il Làgide, venuto a mendicare,
sapeva il fatto suo. Rifiutò tutto:
non gli serviva a nulla quello sfarzo.
Entrò in Roma tapino, malvestito,
e s’allogò da un piccolo artigiano.
E poi si presentò come un pitocco
ai senatori, come un disperato,
per mendicare con maggior costrutto.
Trad. Filippo Maria Pontani
Grave fu il disappunto di Demetrio
Selèucide, all’udire che in Italia
era arrivato un Tolemeo così malconcio.
Tre, quattro schiavi, e basta;
vestito da pezzente, e a piedi. Ora una burla
diventeranno, a Roma, quelle loro famiglie,
uno zimbello. Che, in sostanza, siano
una specie di servi dei Romani,
lo sa bene il Selèucide: sono loro che dànno,
sono loro che tolgono i troni
ad arbitrio e capriccio. Lo sa.
Ma l’apparenza, almeno! Conservare
almeno una parvenza di maestà:
non scordare che sono ancora re,
e si chiamano (ahimè!) tuttora re.
per questo si turbò Demetrio
Selèucide. Offrì subito
A Tolemeo purpuree vesti, un fulgido diadema,
gioielli di valore, molti servi,
una scorta, i cavalli suoi più cari,
perché si presentasse degnamente a Roma,
come un monarca alessandrino, greco.
Ma il Làgide, venuto a mendicare,
sapeva il fatto suo. Rifiutò tutto:
non gli serviva a nulla quello sfarzo.
Entrò in Roma tapino, malvestito,
e s’allogò da un piccolo artigiano.
E poi si presentò come un pitocco
ai senatori, come un disperato,
per mendicare con maggior costrutto.
Trad. Filippo Maria Pontani
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