opera di Juan Medina
Pungiglioni – Silvia PlathA mani nude, sollevo i favi.
L’uomo in bianco sorride, a mani nude,
le nostra manopole di stamigna morbide e linde,
le gole dei nostri polsi ardimentosi gigli.
Lui ed io
abbiamo insieme mille celle pulite,
otto favi di tazzine gialle,
e l’arnia stessa una tazza da tè
bianca dipinta a fiorellini rosa,
l’ho smaltata con amore esagerato
pensando “Dolcezza, dolcezza”.
Le celle di covata grigie come fossili di conchiglia
mi atterriscono, sembrano così vecchie.
Che cosa sto comprando, mogano tarlato?
Ci sarà dentro davvero una regina?
Se c’è, è vecchia,
le sue ali laceri scialli, il lungo corpo
spoglio del suo velluto----
povera e nuda e assai poco regale e perfino indecorosa.
Sono in una colonna
di donne alate non miracolose,
sguattere del miele.
Io non sono una sguattera,
anche se ho mangiato polvere per anni
e asciugato i piatti con i miei folti capelli.
E ho visto evaporare la mia stranezza,
rugiada azzurra da una pelle pericolosa.
Mi odieranno,
queste donne che sanno solo correre su e giù,
le cui novità sono il ciliegio in fiore, il trifoglio in fiore?
È quasi finito.
Ora ho tutto sotto controllo.
Ecco la mia macchina del miele,
funzionerà senza pensare,
si aprirà, in primavera, come una vergine industriosa,
per frugare le creste schiumose,
come la luna, per le sue polveri d’avorio, fruga il mare.
Una terza persona sta a guardare.
Non ha niente a che fare con l’apicultore o con me.
Ecco che se n’è andato
con otto grandi balzi, un grande capro espiatorio.
Qui c’è la sua scarpa, qui ce n’è un’altra,
ed ecco il quadrato di lino bianco
che portava al posto del cappello.
Era dolce,
il sudore dei suoi sforzi una pioggia
che trascinava il mondo a dare frutti.
Le api l’hanno smascherato,
gli si sono modellate sulle labbra come menzogne
complicando i lineamenti.
Hanno pensato che la morte ne valesse la pena, ma io
ho un io da ritrovare, una regina.
È morta, dorme?
Dov’era,
con il suo fulvo corpo leonino, le sue ali di vetro?
Eccola in volo, adesso,
terribile come non mai, rossa
ferita nel cielo, rossa cometa
sopra la macchina che l’aveva uccisa----
il mausoleo, la casa di cera,
Traduzione di Anna Ravano
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